Fresco vincitore del Marco Aurelio d'Oro all'appena concluso Festival del Cinema di Roma, "Un Cuento Chino"è un'opera strana, una mescolanza atipica di cinema sudamericano con inserti "surreali" di tradizione orientale. "Un racconto cinese" sfida continuamente il paradosso e lo riconduce ad una normalità insolita, congiungendo simmetricamente due storie lontane migliaia di chilometri, come fosse una calamita magnetica capace di attirare a sè ritagli di giornali di notizie assurde e vere nello stesso tempo. Sebastian Borensztein intercetta la godibilità con la riflessione, la storia con la quotidianità, luoghi lontani in una medesima visione del cosmo tra senso e nonsense, il personaggio misantropo e vivo di una ripetitività singolare e il personaggio sfortunato in cerca di una nuova occasione, il pessimismo e l'ottimismo, lo scontro di culture e lingue, che diventano ossatura "comica" di supporto di un film tendenzialmente più incline al dramma, senza eccessi, ma all'interno di una sintesi autoriale matura e originale. Borensztein riflette sul caos evitando di filosofeggiare, ma limitandosi a registrare due attitudini alla vita diverse, in un incontro forzato che permette uno stravolgimento di prospetiva da parte di uno dei character dominanti. Cosa ne viene fuori? Una pellicola leggerissima e sottile, armonica e carica di una verve vintage, un'opera spiccatamente agrodolce, umorale, ma estremamente semplice e accattivante. Una mescolanza, visivamente affascinante ed evocativa attraverso una scelta di ambientazioni ricercate nel loro essere dimesso, che si rende piacevole e non annoia. In più la conferma della qualità interpretativa di un attore, Ricardo Darín, in grado di portare l'Argentina cinematografica a livelli di visibilità inediti grazie ad un carisma marcato e ad una duttilità incredibile, questa davvero miracolosa e assurda. Un'opera il cui aggettivo di riferimento più appropriato è un laconico e limitativo "gustosa". Da assaporare con calma e con modestia, con pacatezza e senza preconcetti. Il cinema sudamericano è vivo e in impetuosa rimonta post-crisi, che sia economica ma anche artistica. Italia, prendere nota, please.
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