"East is East" era l'esordio atipico di una famiglia allargata, tra modernità della terra di approdo, la Gran Bretagna, e tradizione di un mondo lontano, il nativo Pakistan, "West is West" è il sequel dello stesso nucleo famigliare con qualche aggiunta e qualche defezione, in un ritorno alle origini speculare. Tra dramma e commedia, pregiudizio e lotta allo stesso, in entrambi i casi permane una certa leggerezza ironica, ma anche una visione discreta, umana, priva di stereotipi comuni e non eccedente il limite "culturale" delle rispettive tradizioni. Entrambi film modesti ma ben recitati e soprattutto un piccolo miracolo nella raffigurazione basata sul rispetto di mondi diversi. Se il primo episodio intrecciava una storia d'amore matura in una cittadina del Lancashire, con figli a carico e problemi nel coniugare costumi inglesi con quelli religiosi e culturali di tradizione pakistana, il sequel riesce a ribaltare parzialmente la situazione, con un viaggio incontro-scontro, dalla dicotomia tradizione vs. modernità, nel Pakistan delle meraviglie e delle difficoltà.
La cosa che appare più importante in questo dittico cinematografico è la sensibilità nell'affrontare il tema dello scontro di culture a largo raggio, partendo da una conoscenza piuttosto approfondita dei diversi contesti. Non a caso, lo screenwriter è un inglese di origini pakistane, Ayub Khan-Dinn, che rappresenta un elemento di mediazione piuttosto imparziale e teso all'integrazione piuttosto che allo scontro. Carico di risate, quasi grottesche in certi punti, e con la possibilità, spesso, di perdere, soprattutto nel primo film, un senso del realismo adeguato, il progetto è piuttosto riuscito sotto un profilo contenutistico, anche grazie ad un'ottima scrittura dei personaggi principali che viene ad essere ridimensionata nel secondo capitolo, quando la frammentazione delle situazioni e il venir meno di certi character indebolisce una componente narrativa stabile, chiudendo (è il caso del limitante cammeo iniziale di Jimi Mistry, il più noto del gruppo) sottotrame precedenti troppo in fretta e aprendone altre con altrettanta facilità. Se il sequel parte da queste lacune, in realtà si riscatta per la scelta di un tono meno incline alla macchietta (costante dell'ultima parte di "East is East") e più meditativo, riflessivo, pronto a scalfire la virulenza del patriarca in un accenno di sensibilità lontana dal tono burbero del primo capitolo. E' molto bravo Om Puri a traghettare questa mutazione, mentre l'espressiva Linda Bassett, perfetta per la parte, soffre di una certa limitazione in "West is West", tutta a vantaggio dell'iniziazione di Aqib Khan nel ruolo del giovane figlio Sajid. Venendo alla regia, "East is East" è diretto da Damien O'Donnell, "West is West" da Andy De Emmony, entrambi privi di un marchio riconoscibile. le pellicole sono di fattura discreta, riuscite nel complesso, nonostante vistosi difetti e una mancanza di organicità interna. Cult la soundtrack.
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