Il "Crossover" di Brizzi non riesce. Prevale la discontinuità. Se a livello microstrutturale c'è qualche flebile traccia di comicità e la genuinità appare maggiore che nell'episodio precedente e nell'intera filmografia del regista (anche grazie ad attori meno impostati e più immediati, uniti dal collante televisivo), a livello macrostrutturale, considerando "Femmine contro Maschi" come diretto completamento del precedente "Maschi contro Femmine", ci si accoge che il tenativo unitario di raffigurazione della "lotta tra i sessi" tipica di tanta commedia dell'Hollywood anni 30-40 è solo un maldestro e poco edificante escamotage per ridurre i costi e mantenere intatta la coralità. Peccato che anche questo espediente venga meno nel secondo capitolo del tutto, quando si perde di vista la possibilità di dare un senso narrativo alle comparse dei personaggi protagonisti nel precedente episodio, per nulla integrate con il resto della narrazione se non per qualche elemento incidentale davvero di poco conto e poco calibrato. In "Femmine contro Maschi", nonostante una certa misoginia (d'altronde è proprio la figura femminile ad essere oggetto di attenzione in questo frammento, a differenza del precedente), i momenti divertenti non mancano e all'interno il montaggio lavora discretamente con una scansione delle storie fluida e non impostata (secondo gli eccessi a cui ci aveva abituato Brizzi). In più, come detto, gli attori evitano caratterizzazioni fuovianti e, in presenza di storie non troppo esaltanti ma quotidiane, con i soliti scarti esagerati (Solfrizzi che perde la memoria e parla in piemontese), riescono a dare una connotazione meno tipizzante ai propri personaggi. Ma la sufficienza è ancora lontana. Mi autocito (come Brizzi autocita sè stesso):
Il film scorre via, con celerità e si lascia guardare. Non chiedetegli altro, però. Disimpegno da weekend. Se vi accontentate, accomodatevi.
Maschi contro Femmine aveva un sottotesto agghiacciante. Un maschilismo e una visione dei rapporti contemporanei da denuncia.
RispondiEliminaEppure tutti ci si sono fatti una risata.
Che tristezza.
se ci pensi bene, è proprio una caratteristica delle commedie italiane l' essere maschiliste... e Brizzi in questo eccelle (soprattutto in questo secondo capitolo) ;)
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