Analyze - Locandine #1

Vorrei cominciare questa nuova rubrica scacciapensieri su un aspetto considerato marginale della distribuzione cinematografica, la locandina. Consapevole che trovare un Saul Bass nel nostro panorama sia impossibile a dir poco, possiamo però analizzare il livello grafico di un poster sotto diversi profili: originalità, attinenza, vendibilità del prodotto.

Per questo parto con una serie di movie-posters di film già usciti nel nostro paese.

Cominciamo con i film italiani con più soldi guadagnati finora, proiettati in sala nel 2011 e che hanno terminato la loro corsa.



Incasso Totale: 43.372.000

Zalone è stato accolto dal pubblico e dalla critica come il "salvatore" del cinema italiano. Il risultato, dati i veri meriti artistici, è abnorme. Va detto che i suoi film sono leggeri come la piuma e tale è il ricordo a lungo termine. La loro è una funzione di "distrazione di massa" non coraggiosa, ma nemmeno da buttare via, per la rappresentazione realistica di una società tipicamente italiana ancorata a pregiudizi comuni e in cui il "sistema", in qualunque ambito, vince su tutti.


Considerando il poster, ci sono da fare delle precisazioni. Infatti, da un punto di vista commerciale (la vendibilità) la locandina scelta, nonostante sia poverissima in termini tecnici, poco originale e per non dire banale, senza un minimo di attinenza con la storia narrata, è perfetta. La sola presenza del personaggio Checco, come già accaduto per "Cado dalle nubi" mostra l'elemento "one-man-show" come dominante, mettendo in evidenza, in più, l'importanza del personaggio più che della storia. Alla fine, indipendentemente dal tema scelto, anche se con caratteristiche contenutische diverse e non stupide, quello che conta è il personaggio Zalone, che, imprimendosi sulla scena/locandina, senza nessun altro nome a comparire accanto, è sinonimo di un film divertente attinente allo stile affabile del sodalizio tra Checco e Gennaro Nunziante. Aggiungo che si tratta di un poster che non contiene alcuna indicazione sulla trama del film, ma esprime solo l'idea di solarità, grazie alla perfetta consonanza di titolo e situazione ambientale-meteorologica.



Incasso Totale  € 15.806.000

E' stato una delusione, anche se, forte di roventi polemiche riguardanti la reale vita politica italiana, è approdato a Berlino e ha ottenuto un grande successo di pubblico in sala. L'unico problema è che Albanese non riesce nè ad essere cinico nè incisivo e punta troppo,  dalla caratterizzazione fisiognomica al vestiario, sul "grottesco". La storia diventa una serie di gag, tenute insieme dalla regia policroma di Manfredonia, ma viene superata da una realtà ben più scottante e tragica.


Il poster è semplice, rigoroso nell'impostazione e questo fa da contrappunto ai toni e ai colori utilizzati per il personaggio principe, "Cetto La Qualunque", che domina la scena. L'ispirazione è rivolta ai vecchi manifesti elettorali con figura a mezzo busto (ora si privilegia, a livello locale, il volto in primo piano) ed è arricchita da slogan tipici non originalissimi ma comunque accattivanti, un pò televisivi ("I have no dream, ma mi piace u pilu", recita la tagline). Detto questo, probabilmente per scelta stilistica, la realizzazione grafica è banale, anche se il pubblico, soprattutto quello sul web, è facilmente solleticato alla visione anche grazie ad altri più riusciti manifestini diffusi sulla rete (badge e simili). Il nome di Albanese è centrale ma non in caratteri abnormi, mentre "addirittura" (a sottolineare la parziale importanza del regista) la firma di Manfredonia è leggibile. Compaiono i finanziatori del film in basso.





 Incasso Totale: 15.080.000

L'altra grande boutade dell'anno viene dal team di Paolo Genovese (al cinema anche nel dicembre 2010 con "La banda dei Babbi Natale", successo del trio "Aldo, Giovanni e Giacomo") . "Immaturi" è una commedia senza sapore, degna di Brizzi, appunto, con un cast ben assortito, ma una storiella banale e poche cose realmente riuscite. Nonostante i limiti,  il "product-placement" da evento, ovvero l'inserimento di un tema tanto banale ma tipico della nostra ottica, da sempre legata a fasi di passaggio della vita trasposte al cinema, insieme alla coralità e ad una distribuzione azzecata, hanno aiutato a fare del film un grande successo. Tanto che è previsto il sequel.


Anche in questo caso, grafica poverissima, sfondo bianco, organizzazione regolare dei protagonisti, disposti come in una foto del liceo. Manca Luisa Ranieri, non "neo-maturanda" che è sicuramente più importante, a livello narrativo, di Anita Caprioli (invece presente). Vestiti chic-modaioli ma anche semplicissimi, per aprire il pubblico giovanile, la Bobulova fa tappezzeria. Non molto invitante sotto un profilo commerciale, ma con il rosso della scritta tridimensionale adeguato e soprattutto un titolo azzeccato, "Immaturi", che contiene la radice di "maturità" appunto. A livello di attinenza con la trama, non si tratta di una scena del film ma di un servizio fotografico patinato ma senza fronzoli, anche piuttosto elegante, come detto. La coralità del film è sottolineata dal peso dato agli attori, mentre a Genovese è riservato lo spazio nella parte superiore.


Incasso Totale: 11.567.000




Sequel/crossover di "Maschi contro Femmine", distribuito dalla O1 nell'ultimo segmento del 2010, non ha ripetuto i risultati sperati. Non avendo avuto modo/volontà di vederlo, dopo aver visionato, mio malgardo, il primo scarso capitolo, non posso esprimermi in termini qualitativi. Ho letto alcune critiche che addirittura fanno riferimento ad un episodio meno riuscito, nonostante gli attori più noti, televisivamente parlando (Littizzetto, Bisio, Ficarra e Picone).




Il poster non ha nulla di trascendentale, a parte l'ovvia specularità rispetto al primo, con la freccetta rosa che indica come questa volta la prospettiva assunta sia qualla femminile, in una guerra dei sessi che, cinematograficamente parlando, ha fatto il suo tempo. Il dissidio è segnalato attraverso una divisione del cast, presente con forza, nelle due estremità (inferiore e superiore) dello sfondo con il titolo in toni dissonanti (il rosa e il blu, tanto per essere "innovativi", ndr). 
Sfondo bianco, di maggiore spicco il nome del regista, più presenzialista degli altri "mestieranti" precedenti sui mass-media, rispetto a quello degli stessi attori, che d'altronde sono pane quotidiano degli spettacoli televisivi (con l'eccezione delle Inaudi). Il gruppo maschile in un gesto più teatrale, quello femminile giustapposto con le figure a sè stanti.


Incasso totale: 6.588.000

Doveva essere amore con il cinema italiano, ma il successo non c'è stato e credo che il film abbia chiuso, finora, in passivo. Presentato ovunque sulle reti nazionali, con ospitate varie nei più importanti spettacoli (da Sanremo ad uno spazio lunghissimo, in compagnia di De Niro, da Fazio), prodotto dalla Filmauro di De Laurentis, ha ottenuto un risultato ridicolo se paragonato ai due precedenti film, interrompendo la speranza del regista Veronesi di realizzare un nuovo capitolo. La presenza di De Niro non ha fatto altro che danneggiare la sua immagine già offuscata e non ha portato nessun spettatore in più al cinema.


Il poster è il solito collage vecchio stampo su sfondo bianco con i temi rosso/nero delle locandine realizzate per i film precedenti. Qui, però, la semplicità è sostituita, appunto, da un patchwork visivo discutibile in cui il nome degli attori non è legato alla loro figura, provocando confusione per i casi non troppo noti come Emanuele Propizio. Bastava ovviare scegliendo solo i caratteri principi. Patinate le foto, con un Verdone che vuole competere con l'eleganza naturale di De Niro. Nulla da dire sulla grafica, più complessa che altrove, con il richiamo del tracciato cardiaco nella parte inferiore, ma è la composizione del tutto arbitraria e poco chiara, a cui aggiungere un'originalità scarsissima (ricorda anche le "Mine Vaganti" di Ozpetek)



Incasso Totale:  2.907.000

La migliore delle pellicole presentate non ha avuto il risultato che meritava, scontando (e non è l'unico) il dato ottimo delle commedie e una predisposizione minore al successo della cinematografia italiana di genere diverso. Il "gangster-movie" con tanto di polemiche "Vallanzasca" diretto da Michele Placido non ha che dimezzato gli incassi rispetto al precedente "Romanzo criminale" ma rimane una delle poche cose guardabili con interesse del nostro ultimo cinema nazionale.

Il poster è totalmente sbagliato per ragioni di mercato. Su sfondo nero, la semplicità viene meno per via di una scelta grafica piuttosto discutibile e lugubre con i proiettili in primo piano al cui interno si vedono sequenze del film. Invece di puntare su un'eleganza sobria, il composit è affine ai b-movies anni '70, senza elementi di particolare interesse e con i protagonisti nella parte bassa della locandina, senza dare il giusto peso ad un cast affiatato e internazionale (c'è anche Paz Vega). In termini di "attinenza" al film il titolo bicromativo bianco e rosso e la presenza dominante dei proiettili sono vecchi  metodi di identificazione del genere "crime" a buon mercato e senza originalità. Anche il livello grafico in sè non vale molto, soprattutto in relazione all'uso dei colori e all'inverosimiglianza dei proiettili.






Incasso Totale: 2.575.000


Buon successo, anche date le attese non particolarmente propizie, è diretto da Lucio Pellegrini, regista di "Figli delle stelle" che, a dire il vero, mi ha disgustato non poco. Non ho visto la pellicola, ma noto come l'intera storia sia affidata al carisma dei tre protagonisti, Accorsi, Favino e la Puccini, tutti e tre già sul set dell'ultimo Muccino. Il film presenta un elemento drammatico più marcato.




Per quanto riguarda il poster, direi che la situazione migliora leggermente rispetto agli altri film in programmazione. Per varie ragioni. Graficamente, l'accostamento di colori solari e accesi non può che far bene rispetto a locandine bianche e smunte. E' presente anche l'elemento narrativo con una sequenza tratta dal film nella parte inferiore, mentre sopra al titolo in rosso si accostano i tre volti dei protagonisti sorridenti. Niente di che, ma almeno sono in primo piano, con i nomi ben visibili. E' un composit facile e la tagline non è propriamente la migliore, tanto che è ambigua rispetto alla narrazione (molto più vicina a "Diverso da chi?").

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