8,5 su 10
Un documentario che sta tutto in uno sguardo, e quello sguardo non è di un uomo qualunque, ma di Ayrton Senna, brasiliano con nelle pupille l'immagine della saudade. E' la sua personalità spiccata ad emergere, mentre, di contrappunto, il resto, dai nomi dei piloti, alle controversie sportive, si avvolge nel dimenticatoio. Non è la fine tragica ad aver fatto di Senna ciò che è oggi, ma è soprattutto la sua attitudine vitale e malinconica insieme, il suo "ribellismo", la sua passionalità perfezionista, il suo senso della vittoria come riscatto di un popolo, quello brasiliano, allora noto per la povertà dilagante, ad aver contribuito ad ergere la sua figura, facendone un simbolo dell'agonismo sportivo senza tempo. La grandezza dell'uomo e del corridore non può essere disgiunta su due livelli diversi. Il documentario, straconsigliato, di Asif Kapadia, imposta il suo asse di osservazione con una compresenza di queste due linee di lettura e fa scorgere, grazie al numeroso materiale d'archivio, una personalità titanica e complessa, sia nella vita che sulla macchina. La vivacità narrativa consente di affrontare il personaggio Senna senza orpelli, senza parzialità, ma soprattutto è in grado di ricostruire un'immagine sportiva, storica, individuale, a tutto tondo, con un continuo cambiamento di voice-over, che fa da collante, in modo perfetto, agli avvenimenti che caratterizzarono la sua carriera. Le interviste, soprattutto d'archivio, infatti, costituiscono solo la partitura sonora, il sottofondo narrativo, che accompagna, a volte, la scena, in molti casi "presa dal vivo", iscrivendosi perfettamente in essa. E' proprio il lavoro di cucitura/rifinitura a meritare un plauso, in primo luogo perchè è frutto di un'attenzione ammirevole e certosina e soprattutto perchè è talmente ben oleato da essere il vero motivo del carico di emotività che il film trasmette a chiunque, tifoso o meno del pilota. Attraverso una semplificazione realistica e immediata, il personaggio Senna assume un'ottica precisa, quasi spirituale, introspettiva, e, al contempo, il suo modo di pensare, il suo credo, le sue speranze non vengono abbandonate dal regista, ma fatte proprie e scelte come elemento distintivo della lettura documentaristica, che arriva, perciò, a seguire con vigore Senna piuttosto che a descriverlo in modo piatto. Di questo documentario, sono convinto, sentiremo parlare per la sua angolazione (e il tema lo permetteva già di suo) calda e coinvolgente. Ed è l'omaggio più grande che il cinema avrebbe mai potuto rendere a Senna.
Avevo sentito parlare di questo film, sono molto curioso di vederlo. Grazie di avermelo rimesso in mente.
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