Quanti di voi, attori provetti o sognatori, hanno desiderato vincere un Oscar per la miglior interpretazione? Credo molti, d'altronde l'Oscar è un pò lo status-symbol dell'attore più che di ogni altra professione legata alla cinematografia. Ecco, per voi, una serie di consigli per carpire l'attenzione dell'Acadamy, con l'ovvia considerazione che è solo un gioco e qualora ci riusciate voglio un ringraziamento, con tanto di link al blog, durante la premiazione (ma se state leggendo questo articolo, probabilmente non siete i prossimi FrontRunner agli oscar)
Seguiamo un procedimento logico. Concentriamoci sui nomi e rispettivi ruoli premiati nelle quattro categorie (Protagonista e non protagonista, maschile e femminile) negli ultimi 10 anni, anche perchè andando troppo indietro nel tempo, i gusti dell'Academy sarebbero difficilmente amalgamabili con precisione. Prendiamo in considerazione, in primis, la categoria del Best Actor, dal 2000 al 2009. Ecco i nomi, in ordine cronologico inverso.
Jeff Bridges - Crazy Heart
Sean Penn - Milk
Daniel Day-Lewis - There Will Be Blood
Forest Whitaker - The Last King of Scotland
Philip Seymour Hoffman - Capote
Jamie Foxx - Ray
Sean Penn - Mystic River
Adrien Brody - The Pianist
Denzel Washington - Training Day
Russell Crowe - Gladiator
Prima portiamo avanti una dissertazione circa l'attore, poi circa il ruolo ricoperto. Tra questi dieci interpreti premiati, il solo ad ottenere due statuette è Sean Penn, nel 2003 e nel 2008, per "Mystic River" di Clint Eastwood e "Milk" di Gus vas Sant. L'altra novità, tipica del nuovo millennio, è la presenza di un numero cospicuo di attori di colore, da Denzel Washington nel 2001, a Jamie Foxx nel 2004, a Forest Whitalker nel 2006. Aggiungiamo la nazionalità non americana di Russel Crowe e Daniel Day-Lewis (che non è al primo Oscar). Quindi, la varietas etnica viene accresciuta rispetto ai modelli prevalenti anni prima. Un'altra novità viene dal fatto che molti attori vengano premiati con film minori e non sempre così riguardevoli. Non è una vera novità, a dire il vero, ma vedere Denzel Washington con l'Oscar in mano per "Training day" potrebbe far storcere la bocca ai più. Su 10 nomi, 9 premiati non hanno a che vedere con il film poi risultato vincitore della cinquina più importante (l'unica eccezione è del 2000 con Russel Crowe per "Il gladiatore"), anche se ben 7 ruoli si riferiscono a film almeno nominati. Ergo, la potenza di un'interpretazione, da sola, non porta alla statuetta, ma di contrappasso, nemmeno la potenza della pellicola facilita il premio, che anzi richiede un livello buono del film e un'interpretazione, in un modo o nell'altro, più forte della stessa pellicola. Ancora, da notare l'abbassamento d'età grazie a Adrien Brody, il più giovane attore ad aver vinto l'Oscar nella categoria maggiore, alla sua prima nomination. Il contrappasso è rappresentato da Jeff Bridges che ottiene la statuetta dopo 4 insuccessi. Va detto che l'interpretazione di Brody è, tra le 10, quella più potente, anche per la tematica che ha portato all'Oscar (non ritirato personalmente) Roman Polanski. Quindi è una categoria molto difficile da abbordare per i giovani attori.
Andando ai ruoli, mi preme sottolineare che tutti e dieci siano di natura drammatica, con la predominanza della biografia e 5 ruoli su 10 sono legati a personaggi realmente esistiti. Andando in ordine inverso, Sean Penn vince per la trasfromazione in "Harvey Milk", primo politico apertamente omosessuale nella San Francisco anni '70. Forset Whitaker è Idi Amin, spietato dittatore ugandese. Hoffman è Truman Capote, il brillante e acuto scrittore dandy di "A sangue freddo" molto legato al teatro. Jamie Foxx è Ray Charles, il soulman senza vista con una storia difficile alle spalle. Adrien Brody è Władysław Szpilman, pianista polacco scampato alla Shoah. Altri due personaggi, di Russel Crowe e Daniel Day Lewis, pur non avendo un diretto legame specifico a nomi e persone reali, sono, in modo diverso, perfettamente inquadrabili in un certo contesto storico, dell'antica Roma e dell'affermazione del capitalismo rampante di inizio novecento. Jeff Bridges ha un ruolo ibrido e malinconico, molto vicino al Rourke di "The wrestler", che identifica un personaggio incapace di calarsi nel reale mondo del business imperante, ancora affidato alla vecchia concezione di musicista e di artista di musica country. Una sorta di uomo fuori dal suo tempo. L'unica eccezione parziale, in realtà un semplice clichè non molto originale, è quella di Washington in "Training Day". Per il resto, il ruolo del miglior attore è necessariamente inglobato e identificabile nella storia passata. Come avverrà anche stasera con Colin Firth protagonista.
Sandra Bullock – The Blind Side
Kate Winslet – The Reader
Marion Cotillard – La Vie en Rose
Helen Mirren – The Queen
Reese Witherspoon – Walk the Line
Hilary Swank – Million Dollar Baby
Charlize Theron – Monster
Nicole Kidman – The Hours
Halle Berry – Monster's Ball
Julia Roberts – Erin Brockovich
Qui, evitando ripetizioni (il lavoro potete farlo da voi), mi preme sottolineare il fenomeno del premio di risarcimento. Sia la Nicole Kidman che Kate Winslet sono premiate per due interpretazioni minori, rispetto alla loro carriera, ma più integrate nel sistema classico dell'Academy. Altro fenomeno è quello delle box-office-women che vengono premiate in due casi, nel 2000 con Julia Roberts e nel 2010 con Sandra Bullock. Vedendo in modo contrapposto i premi di risarcimento alla Kidman e alla Winslet e quelli di ringraziamento alla Bullock e alla Roberts, si noti come ci sia una scelta di campo precisa per i personaggi, con le prime legate in modo drammatico al passato, le seconde di attualità cocente, le prime donne travolte e forti, le seconde donne vincenti e forti. In poche parole, se siete maestre di tecnica vi conviene puntare sull'interpretazione di un'eroina sconfitta del passato, se siete carismatiche vi conviene scegliere storie legate a donne rampanti, che hanno tutto sulle proprie spalle. Anche, in questo caso, è imprescindibile l'importanza della biografia, evidente in 7 casi su 10. In ordine, abbiamo la Brockovic della Roberts, contro la malasanità, la Woolf scrittrice depressa di una trasfigurata Kidman, la condannata a morte Wuornos per la Theron (imbruttita a livelli esagerati), la moglie di Johnny Cash Reese Witherspoon (altra gallina dalle uova d'oro del boxoffice), la regina Elisabetta II per Helen Mirren, l'usignolo Edith Piaf per Marion Cotillard, la madre adottiva del campione problematico Sandra Bullock. Rimane fuori la contemporanea donna sfibrata e sfinita di Halle Berry (lo stesso anno della vittoria, in tandem, del poliziotto Washington), la Winslet donna da Olocausto (tematica che attrae molto) e la Swank (al secondo Oscar) nei panni di un pugile-donna in cerca di affetto (unico caso di concordanza con il premio al miglior film). La Portman, probabile vincitrice quest'anno, si inquadra perfettamente in questa categoria minoritaria, controversa e sessualmente complessa.
Marcia Gay Harden – Pollock
Jennifer Connelly – A Beautiful Mind
Catherine Zeta-Jones – Chicago
Renée Zellweger – Cold Mountain
Cate Blanchett – The Aviator
Rachel Weisz – The Constant Gardener
Jennifer Hudson – Dreamgirls
Tilda Swinton – Michael Clayton
Penélope Cruz – Vicky Cristina Barcelona
Mo'Nique– Precious: Based on the Novel "Push" by Sapphire
Christoph Waltz – Inglourious Basterds
Heath Ledger - The Dark Knight
Javier Bardem - No Country for Old Men
Alan Arkin - Little Miss Sunshine
George Clooney - Syriana
Morgan Freeman - Million Dollar Baby
Tim Robbins - Mystic River
Chris Cooper - Adaptation
Jim Broadbent - Iris
Benicio del Toro - Traffic
Ora, conclusa questa carrellata, sta a voi trovare la chiave. Io vi ho dato gli indizi. A seconda della vostra duttilità, delle vostre possibilità. Sta di fatto che, in molti casi, l'Oscar non porta automaticamente ad un successo duraturo, che anzi è più labile e meno ovvio che in altri campi.
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