"Se non potete parlare bene di una persona, non parlatene." (Madre di Giulio Andreotti)
In onda stasera alle 21,10 su La7 in Prima TV.
La corrente andreottiana
Gli affetti
Hanno parlato di lui o con lui...
Gli hanno attribuito...
Il fantasma che aleggia
Giulio Andreotti - Il Divo
Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia. Nel corso degli anni mi hanno onorato di numerosi soprannomi: il Divo Giulio, la prima lettera dell'alfabeto, il gobbo, la volpe, il Moloch, la salamandra, il Papa nero, l'eternità, l'uomo delle tenebre, Belzebù; ma non ho mai sporto querela, per un semplice motivo, possiedo il senso dell'umorismo. Un'altra cosa possiedo: un grande archivio, visto che non ho molta fantasia, e ogni volta che parlo di questo archivio chi deve tacere, come d'incanto, inizia a tacere. (Giulio Andreotti)
Dialoghi - Caso o Volontà Divina?
Andreotti: Io non ci credo al caso; io credo alla volontà di Dio.
Scalfari: Dovrebbe invece. Dovrebbe crederci al caso. Dunque, presidente, è un caso che i familiari di alcune persone assassinate la odino? La odia il figlio del generale Dalla Chiesa: dice che c'è la sua mano nell'omicidio del padre. La odia la moglie di Aldo Moro che la ritiene uno dei responsabili della morte del marito. È un caso che la odi la moglie del banchiere Roberto Calvi? Dice che lei minacciò prima e ordino poi l'omicidio di Calvi. Dice che non l'uccise lo Ior, ma due persone: Andreotti e Cosentino, che adesso è morto. E poi mi domando: "È un caso che lei fosse ministro dell'Interno quando Pisciotta è stato assassinato con un caffè avvelenato?". Si disse che Pisciotta avrebbe potuto rivelare i mandanti dell'omicidio del bandito Giuliano. È un caso che il banchiere Michele Sindona sia stato assassinato allo stesso modo? Anche lui, costretto in carcere, avrebbe potuto fare rivelazioni fastidiose. È un caso che tutti dicano che lei abbia ripetutamente protetto Sindona? È un caso che il suo luogotenente Evangelisti abbia incontrato Sindona da latitante, a New York, in un negozio di soldatini? È un caso quello che dice il magistrato Viola? Che se lei non avesse protetto Sindona non sarebbe mai maturato il delitto Ambrosoli? E ancora: è un caso che lei annota tutto scrupolosamente nei suoi diari e dimentica di annotare del delitto Ambrosoli? Ed è un caso che nel triennio '76-'79, quando lei era Presidente del Consiglio, tutti i vertici dei servizi segreti erano nelle mani della P2? È un caso che nei suoi ripetuti incontri con Licio Gelli, capo della P2, parlavate – solo ed esclusivamente – dei desaparecidos sudamericani? Così ha detto lei: "solo chiacchiere amichevoli". Infine, è un caso che lei sia stato tirato in ballo in quasi tutti gli scandali di questo paese? E tralascio tutti i sospetti che aleggiano sui suoi rapporti con la Mafia. Insomma – come ha detto Montanelli – delle due, l'una: o lei è il più grande, scaltro criminale di questo paese, perché l'ha sempre fatta franca; oppure è il più grande perseguitato della storia d'Italia. Allora le chiedo: tutte queste coincidenze sono frutto del caso o della volontà di Dio?
Non credo di dover aggiungere altro. "Il Divo" di Paolo Sorrentino è, con "Vincere" e "Gomorra", il film migliore della cinematografia italiana degli ultimi dieci anni. Ma aggiunge qualcosa di diverso. Una perizia tecnica che non ha eguali, un'interpretazione davvero magistrale, un'arguzia unica, una lavorazione compiuta, e soprattutto un ritratto che sfocia nel grottesco, senza esserlo mai. Nella complessità dell'uomo martire o dell'uomo assassino si rivela l'essenza indicibile dell'animo umano, un animo che è meglio nascondere anche a sè stessi. Sorrentino raggiunge la perfezione formale, e pone "Il Divo" ai più alti vertici della cinematografia mondiale. Complimenti a lui. Film da analizzare compiutamente, con più visioni, e un sunto di storia (magari preso da wikipedia) alla mano. Su Andreotti, non dico, non sento, non vedo. Non so, come nessuno, forse nemmeno lui.
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