I film "strappalacrime" di San Valentino

"Se dovessi scegliere fra il tuo amore e la mia vita, sceglierei il tuo amore, perché è la mia vita." "Jim" Morrison (1943-1971), cantante americano.


Si avvicina il "giorno", il fatidico "giorno" e proponiamo una rassegna dei film che toccano le corde amorose dividendoli per settori specifici, a seconda delle caratteristiche ricercate.


Cominciamo con gli "Incontinenti", una serie di film tanto carichi di melassa che la stessa definzione di melò va a farsi benedire, scritti per riempire la vita quotidiana di pianto stridente, e per aumentare la vendita dei fazzolettini di carta.

Gli incontinenti



In questo settore, bisognerebbe dedicare un apposito capitolo a Nick Cassavetes, "figlio di", nonostante il numero limitato di regie. Ma Cassavetes va oltre la semplice dimensione amorosa e fa piangere di "cuore" in qualsiasi genere (o quasi) si cimenti. Inerente alla tematica di cui sopra, è un vero cult della melassa internazionale "The Notebook", divenuto da noi un brillante "Le pagine della nostra vita". Roba da programmazione estiva e pomeridiana delle reti commerciali. Il film, in questione, tratto da Nicholas Sparks, su cui non basterebbe un intero blog per portare avanti una seria dissertazione sui danni provocati alla letteratura mondiale e agli altri campi dell'arte collegati dalla sua attività di scrittore, racconta di un lui e una lei, Ryan Gosling e Rachel McAdams, lui bello, dannato e povero, lei bella, morigerata e ricca, schifosamente ricca. In poche parole, l'intera storia si basa sull'impossibilità del loro amore, fino alla divisione, la lontananza, le 365 lettere scritte senza risposta (anche in questo caso il demanio statale ringrazia per la vendita dei francobolli) e il ricongiungimento, tra Alzheimer e infarto, da anziani. Un film impeccabile, manierato, lunghissimo, con due protagonisti decenti (anche se sprecati) e che vira al suo carattere melò con una continuità narrativa ammirevole, finendo con "gli stormi di uccelli neri", annunzio di morte.
Ritornando ad un nome già evidenziato, Nicholas Sparks (e chi sennò), va detto che "The Notebook" è stato un lavoro piuttosto riuscito, in confronto alle sue altre opere adattate per il cinema. Di poco precedente, del 2002, è appunto la scelta di porre su pellicola, "I passi dell'amore", il cui titolo originale è "A Walk to remember", diretto da un altro regista adorabile, Adam Shankman, che si bilancia tra commedie e... commedie, la maggior parte delle volte ridicole. E' questo il film del "no-ritorno", per il quale consumerete non solo pacchetti a go-go di fazzolettini, ma anche una giusta dose di sonno, perduto a contemplare le vere sofferenze della vita, magari tra un sospiro e un altro di recondito piacere per il ricordo del personaggio maschile, interpretato da Shane West, il solito delinquente da redimere a colpi di cintura di castità e malattia mortale dell'amata, una più convincente Mandy Moore teocon. Altro rifacimento di Sparks sullo schermo è "Dear John" con Channing Tatum (non il massimo dell'espressività) e Amanda Seyfried, portato al cinema dallo zuccheroso Lasse Hallström, altro director da annoverare tra le principali cause di "carie involontarie" e da segnalare ai dentisti di tutto il mondo. Solito script, ma con l'aggiunta di atmosfere e sequenze prese direttamente dal video "Wake me Up When September ends" dei Green Day, medesima storia, un lui e una lei lontani, con lui arruolato nell'esercito nel periodo post-11 settembere e uno svolgimento un pò atipico (oddio non è che finisce male, potrebbero chiedersi le dodicenni!). Dura un pò di meno, per questo è leggermente più sopportabile in termini di "pianti" durante e post-visione. ma, qualitativamente, è pure peggio. Ancora (e mi fermo qui con Sparks) è stato adattato "Come un uragano" che ha avuto il merito di riunire una grande coppia di attori sullo schermo, Diane Lane e Richard Gere, già visti insieme in "Unfaithful - L'amore infedele", affine ad un genere più scabroso. Il film parla della storia "naufragata" (è il caso di dirlo) in pochi giorni tra una donna in crisi con il marito traditore e un medico, mentre fuori imperversa un uragano. L'uragano è la cosa più realistica del film, la storia, raccontata con il senno di poi, la cosa meno realistica.



Finita questa parentesi esauriente, vi ricordo che l'attore Gere ha girato un numero congruo di commedie e drammi d'amore. Nel settore "strappalacrime", vi segnalo "Autumn in New York", polpettone melò senza possibilità di uscita dal groppo in gola per lo spettatore, girato dall'attrice Joan Chen, mai più tornata finora dietro la macchina da presa, con la Ryder protagonista. Qualche psicologo ha sottolineato (boutade) come il film abbia potuto influenzare le tendenze cleptomani dell'attrice protagonista, una (rinata oggi) Winona Ryder. Gere ci propone altri due cult minori della"melassa-mania", "Mr. Jones" e "Trappola d'amore", uno con la Olin, l'altro con la Stone. Due flop. Riguardo la Ryder, altro prodotto davvero stucchevole è "Gli anni dei ricordi" in cui la miglior cosa che si ricordi (appunto) è l'orrenda copertina stagionale messa su in campagna, tra storie femminili passate rimembrate e una tesi che non finisce mai.

Altri due veri cult del genere, divenuti oggetto di un numero elevatissimo di riproposizioni sul piccolo schermo, sono sue film marchiati inizio 90'. Il primo è un vero masterpiece imperdibile del genere, da accompagnare con vino bianco e una porzione di pesce a vostro piacimento (visto vi do pure il menu per la serata). Si chiama "Ghost", in italiano il titolo completo è "Ghost - Fantasma" tanto per farci ridere dietro dai polli dell'intera galassia. Pellicola del 1990, cioè di più di venti anni fa, è diretta da Jerry Zucker, ora soltanto produttore, e trova ancora oggi la sua forza in due aspetti chiave, la scena della "creta" modellata a mano da due splendidi Patrick Swayze (RIP) e Demi Moore e la song romantica e storica "Unchained Melody", di cui proponiamo sotto un assaggio, oltre all'interpretazione della Goldberg.  Altro film legato in un certo modo alla musica (o meglio un "musicarello" spacciato per film), è "La guardia del corpo", traduzione (necessaria?) di "The Bodyguard", del 1992, anch'esso trasmesso con continuità ammirevole dalle reti commerciali (secondo solo a "Sister Act" e "Pretty woman", sulle reti pubbliche), che vede protagonisti un'inespressiva Whitney Houston (con il leit-motiv "I Will Always Love You", che in realtà è una cover di Dolly Parton) e un imbolsito Kevin Costner con tanto di finale drammatico. Una sorta di film romantico con elementi thriller, diretto da Mick Jackson. Una sorta di film. E qui ci fermiamo.


Ghost

di Maurice Jarre



Altro grande esponente del genere "piango-per-amore" fu l'esordiente Leonardo Di caprio, che beccò una serie di film da fa far spappolare i canali lacrimali di mezzo mondo. Mi riferisco a "Titanic" di James Cameron, con quel finale che è una tegola in testa e che sembra non finire mai (perchè Jack, in realtà, avrebbe volentieri butatto giù Rose, solo che non ce la faceva con la forza delle gambe a risalire e ha fatto di necessità virtù, visto che c'era pure una macchina da presa a filmare il momento e poteva apparire per circa un mese in prima pagina sul Tg1) e a "Romeo + Giulietta" di Baz Luhrmann, rifacimento "gangster" e moderno della celebre opera di shakespeare con un finale davvero inatteso (da chi non sa chi sia Shakespeare).


Non posso dimeticare altri film minori, eppure amatissimi, nonostante siano sbiadite copie di quelli precedenti. In primo luogo, "P.S. I Love you", che ha affossato la credibilità del doppio premio oscar Hilary Swank, alle prese con una versione moderna ed epistolare di "Ghost", "Sweet November", remake di "Dolce Novembre" del 1968, con Keanu Reeves e Charlize Theron e la solita storia, lei "malata", lui "guarito" dal suo amore. Barbra Streisand ha saccheggiato un pò ovunque, quindi evito caldamente di parlarne.

E ora Piango...

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