Speciale - Il Fenomeno Checco Zalone


Non ho visto "Che bella giornata", il film attualmente nelle sale, di cui è in voga parlare al momento, con il suo carico prodigioso di incassi (quasi venti milioni di euro in cinque giorni), e non credo che lo farò presto. Non per snobismo, nè perchè non mi vada di vederlo, ma perchè una cosa che non sopporto in un cinema è la calca e pare che Zalone richiami alla vita anche i morti (cinematograficamente parlando, ovvero quelli che non vi si recano se non in occasioni straordinarie). Ho intravisto qualcosa dello Zalone televisivo, qualche video abbastanza divertente (mi viene in mente parte dell'intervista di Canova nello speciale di Sky, con l'imitazione di Vendola), e qualche trascorso non necessariamente amabile in campo musicale ("Siamo una squadra fortissimi" è risibile, per non dire orrendo). Poi, come credo buona parte degli Italiani, ho visionato il primo film "Cado dalle nubi", di qualche tempo fa. L'ho rivisto qualche giorno fa, con degli spezzoni su Sky. E' divertente, alcune trovate sono geniali, ma è anche carico di un buonismo infinito mascherato da qualche allusione "politically uncorrect". E questa cosa, a dire il vero, non mi piace. E Zalone sembra fare il ruffiano, quello che va a destra e a sinistra (non in termini politici), quello che alla fine non può che risultare simpatico, anche nei confronti di chi sbeffeggia, nei vizi nelle virtù che sottolinea. In questo senso, è troppo figlio della televisione da cui proviene (e che fa da anni). La Tv della battuta, che, per molti, è specchio della società, e che mette insieme tematiche serie in contesti da baraccone. Zalone (e ne sono sicuro) irride a questa pratica mediatica, d'altrocanto, soprattutto per la pubblicizzazione del primo film, ci entra dentro e la sfrutta. Questo fa intendere che una certa vicinanza del linguaggio non manca, anche se poi è aggiunta, in Zalone, una dimensione socale più articolata e meno macchiettista (e qualora sia macchiettista è anche lontana dai cinepanettoni). Ma eviterei di gridare al miracolo, alla salvezza, e mi sentirei piuttosto di definire il cinema della coppia Nunziante/Zalone un "divertimento" contagioso, un fenomeno di costume, senza (come fanno i maggiori critici italiani della carta stampata) esibirsi in elogi bipartsian che fanno sorridere. Certo meglio Zalone che Verdone, questo è sicuro. E meglio Zalone che la maggior parte dei film comici/drammatici del nostro paese, ma, forse, la vera notizia del giorno, sta altrove, e la si intravede nella scelta di Giovanna Mezzogiorno come migliore attrice dell'anno per la National Society of Film Critics con lo splendido "Vincere", un film superbo amato dalla critica estera (il mio film italiano preferito degli ultimi dieci anni), e semi-demolito dalla stessa critica italiana che oggi santifica Zalone e che si deve schierare soprattutto se c'è Bellocchio dietro la macchina da presa e un Mussolini violento protagonista, nell'Italia dello scontro ideologico destra/sinistra, senza fine. Se Zalone facesse un film sulla critica italiana, o sull'editoria, allora forse potrebbe essere davvero incisivo. Perchè è lì che si nasconde la vera barzelletta.

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