Review 2011 - If I want to Whistle, I Whistle


7.5 su 10

La Romania sta vivendo una fase cinematografica interessante, che molti hanno paragonato al neorealismo italiano. In realtà, ne manca l'urgenza immediata e la grandezza, da un lato, dall'altro lo stile, pur essendo asciutto, è molto più studiato, meno documentaristico. Al punto apicale di questo filone si pone l'attività di Cristian Mungiu, che ha sdognato a livello internazionale il folto gruppo di registi affini, prima con il solitario "4 mesi, 3 settimane e 2 giorni" e poi, in versione più Zavattiniana, con il corale "I Racconti dell'Oro". Florin Serba, regista di "if I want to Whistle, I Whistle" è il continuatore, forse meno drammaturgico, dell'attività di Mungiu, appunto, e del meno noto Cristi Puiu, che è tornato proprio nel 2010 con "Aurora", dopo aver ottenuto un riscontro notevole con "The Death of Mr. Lazarescu". E' chiaro che Florin Serba sia una figura in ombra rispetto ai suoi antecedenti, eppure il film in questione, premiato a Cannes, è una versione più moderna e meno ancorata al modello di Ceauşescu, più vicina ad una rappresentazione attuale della Romania dei disagi, delle carceri, della speranza, che riflette non sull'immanenza post-regime, ma sulle contraddizione moderne di un paese chiuso, in cui echeggiano vecchi motivetti italiani di molti anni fa, arretrato, e con una dispersione della cellula famigliare per motivi economici e non solo. Anche se abusa del clichè, Serba definisce un mondo di prigioni-campo, di adolescenti e di bambini soli, di madri assenti, magari che ripartono da zero in paesi lontani (l'Italia ritorna continuamente, lo vediamo anche in un altro film di qualche anno fa, che è più duro contro il nostro paese, "Francesca" di Bobby Paunescu) e, di punto in bianco, passa con lucidità dall'analisi alla azione, immediata e imprevista, che diventa, a sua volta, quasi come un sogno alla Capra, un finale agrodolce, di contenuta realizzazione, irreale ma emozionante. "if I want to Whistle, I Whistle" è un film piccolo, ben studiato nell'articolazione narrativa (per questo il confronto con il neorealismo è fuorviante), recitato con una "simil-presa diretta" ammirevole, emozionante. Non un masterpice, ma uno sguardo particolare, da tener presente.

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