Non è il film più brutto dell'anno, non è nemmeno orrendo, deprecabile, mostruoso. E' semplicemente un lungo film inutile. La definizione di remake è già di per sè esaustiva: rifacimento. "A cena con un Cretino" è il rifacimento di "La cena dei cretini", commedia cinico rivelatoria che aveva entusismato l'Europa tutta, diventando un cult da riscoprire ciclicamente. La volontà di farne un remake non è di per sè inesatta, comunque. Basterebbe evitare di copiarne pari pari situazioni e personaggi. Per la prima ora circa, il film diretto da Jay Roach è una maldestra imitazione del classico francese di Francis Veber. Il confronto è desolante, per non dire altro. Poi la storia prende altre strade e da commedia di impostazione teatrale di interno, come nel cult-movie del 1998, diventa un film Hollywoodiano a tutto tondo, con tanto di cena ad occupare una buona mezz'ora (nell'originale il tutto si completa nella stanzoa, senza una vera cena), personaggi caratterizzati alla meglio, qualche scivolone con uno Zach Galifianakis del tutto fuori parte, e una storia che verte sugli stereotipi. Paradossalmente, è proprio la seconda parte che garantisce al film un minimo di ritmo, giacchè offre un'articolazione narrativa nuova rispetto a quella già nota e mostra il vero intento della pellicola : far ridere, senza stimolare la riflessione, edulcorare il messaggio sui "cretini", accrescere l'elemento parodistico e quello di bassa lega, conquistare il pubblico. Per questo, almeno Roach si mostra coerente per chi è e cosa vuole creare. Avrebbe fatto meglio a cercare un'altra fonte, visto che il confronto distrugge il suo film. Bravo Steve Carrell, non disdicevole Paul Rudd, ma passiamo oltre e vediamo altro.
Non è il film più brutto dell'anno, non è nemmeno orrendo, deprecabile, mostruoso. E' semplicemente un lungo film inutile. La definizione di remake è già di per sè esaustiva: rifacimento. "A cena con un Cretino" è il rifacimento di "La cena dei cretini", commedia cinico rivelatoria che aveva entusismato l'Europa tutta, diventando un cult da riscoprire ciclicamente. La volontà di farne un remake non è di per sè inesatta, comunque. Basterebbe evitare di copiarne pari pari situazioni e personaggi. Per la prima ora circa, il film diretto da Jay Roach è una maldestra imitazione del classico francese di Francis Veber. Il confronto è desolante, per non dire altro. Poi la storia prende altre strade e da commedia di impostazione teatrale di interno, come nel cult-movie del 1998, diventa un film Hollywoodiano a tutto tondo, con tanto di cena ad occupare una buona mezz'ora (nell'originale il tutto si completa nella stanzoa, senza una vera cena), personaggi caratterizzati alla meglio, qualche scivolone con uno Zach Galifianakis del tutto fuori parte, e una storia che verte sugli stereotipi. Paradossalmente, è proprio la seconda parte che garantisce al film un minimo di ritmo, giacchè offre un'articolazione narrativa nuova rispetto a quella già nota e mostra il vero intento della pellicola : far ridere, senza stimolare la riflessione, edulcorare il messaggio sui "cretini", accrescere l'elemento parodistico e quello di bassa lega, conquistare il pubblico. Per questo, almeno Roach si mostra coerente per chi è e cosa vuole creare. Avrebbe fatto meglio a cercare un'altra fonte, visto che il confronto distrugge il suo film. Bravo Steve Carrell, non disdicevole Paul Rudd, ma passiamo oltre e vediamo altro.
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