Cazzeggio da film- Mike Leigh e l' "Astenersi depressi"

Il film analizzato è "Tutto o Niente". Ma, in genere, ogni film di Mike Leigh non è considerabile un toccasana per l'umore. Nei titoli di testa, andrebbe specificato, "Astenersi depressi".

Per la serie: "Che felicità!"

Premessa
Pensare che Mike Leigh faccia una commedia è impensabile. Anche la Poppy di "Happy Go Luck" non è comica come vuole apparire. Dietro un film colorato e vivace, si nascondono i soliti quartieri, i soliti lavori, i soliti ricordi. Topsy Turvy è un divertissment, peraltro poco riuscito. Mike Leigh ha il gene dell'antropologia umana nel suo Dna. E l'antropologia umana è affascinante, intensa, forte. Ma è anche estenuante, deprimente, ripetitiva.

Svolgimento
La fortuna è una dea bendata. Beh, allora, nelle periferie inglesi, è bendata doppiamente. Perchè è bendata come in tutti luoghi e in più cieca, per la coltre fitta di nebbia, buio, depressione e smog della zona. Ma in questo caso Mike Leigh c'ha messo con eleganza del suo. Una famiglia, di quattro persone, periferia di Londra, uno di quei quartieri di case terrazzate che si affiacciano sul medesimo cortile. Nessuno dei quattro personaggi è felice, anzi è profondamente infelice. I vicini di casa e tutti i personaggi che gravitano attorno alla storia sono infelici. Ma non di un'infelicità semplicistica. Di un'infelicità cronica, che sfocia nell'alcool, nella violenza, nell'adescamento di minori, nell'ostentazione di uno stile di vita, nel cibo, nella ninfomania. Nella famiglia distinguiamo (e non siamo in un centro ambulatoriale): Un ragazzo violento e smargiasso che usa un numero imprecisato di parolacce contro la madre, grasso e con problemi al cuore nemmeno chiari, una ragazza, altrettanto fisico, che è molto dolce, ma anche tagliente, vittima delle avances di un vecchio suo compagno di lavoro (la sequenza introduttiva la vede per tre minuti circa bagnare il pavimento della casa di riposo in cui lavora, una goduria visiva), un padre taxista che è completamente avvolto nei suoi pensieri ed evade fisicamente da casa, per rifugiarsi in un altrove imprecisato, con tanto di affittuario del taxi aguzzino, e una situazione economica che non sembra avere via di uscita (arriva a chiedere/prendere soldi da tutti); infine una madre supervore di un supermarket che sembra la personificazione della fame nel mondo,  che oscilla tra il bigottismo e la ripetitività, con tanto di lacrime pronte all'uso e un lamento sgradevole perenne (colpevolizza il marito per aver spento il cellulare in servizio e ripete lo stesso concetto fino alla nausea dello spettatore, ma acredo anche del marito). E se questo non vi basta, il mondo intorno è peggio. Metteteci una ragazza che aspetta un figlio dal fidanzato, il quale, dopo aver saputo del lieto evento, e in relazione al cattivo sesso fisico con la donna, la lascia, la picchia, la minaccia. Prima c'era stato un altro ragazzo, un pò lo scemo del villaggio, un misto tra i personaggi malati di "American Beauty" e un qualsiasi film di Fellini con ninfomane in giro. Quando succede il fattaccio, una donna è in evidente stato di ebbrezza e non soccorre il ragazzo, vagando come l'Angelica senza senno di qualche poema. Ma il tutto continua, con un altro taxista che sembra sbronzo di mattina presto e incidenta che è una bellezza. Alla fine c'è il riavvicinamento, ma ciò che rimane è un pessimismo cosmico da far impallidire Leopardi e Thomas Hardy, per rimanere in ambito inglese. E ti viene una vera voglia di bloccare il tutto e mandare Mike Leigh a passare una vacanza in qualche lido felice. Sperando che, oltre la sua cupa Inghilterra, magari ai Caraibi o giù di lì, riesca realmente a creare un racconto divertente. Perchè, è un grande. Peccato che, nella sua grandezza, sia anche una rottura immonda e un sasso pesante in grado di deprimere per settimane intere. Astenersi Depressi.

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