E' ancora Elizabeth, o meglio è ancora Cate Blanchette a nobilitare un film che non può essere di certo annoverato tra i cosiddetti film storici. Probabilmente non potrebbe nemmeno essere annoverato tra prodotti spiccatamente cinematografici, se non fosse per la splendida composizione artistica, lo sfarzo nel vestiario (eccellenti i costumi da Oscar di Alexandra Byrne) e la possibilità di racchiudere un cast di un certo peso, con due ancelle del calibro di Abbie Cornish e Samantha Morton, oltre a Geoffrey Rush. E' la qualità della regia, della sceneggiatura, dell'insieme tecnico ad essere più carente nel secondo capitolo dedicato alla "Regina Vergine", che, paradossalmente, tramite un'interpretazione più forte e teatrale, acquisce un peso ancora più netto e consacra la Blanchette al ruolo, rendendola rigida come un bastone e forte come un esercito. La storia perde colpi, con intrighi di corte banali e sottotrame a volte narrate con un certo livello di sufficienza che tende al ridicolo. Clive Owen è peggio di Ralph Fiennes e il che è tutto dire. Shekhar Kapur perde l'estro creativo e la sintesi, e drappeggia un barocchismo ricercato che suona troppo farlocco e poco ponderato.
Stasera su Rete 4 alle 21,10
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