10/10 ore 13:05 - Cult
11/10 ore 17:20 - Cult
Se un film fosse solo la freschezza del soggetto, probabilmente "Tanguy" sarebbe un gran film. Ma giacchè è l'articolazione del soggetto in segmenti narrativi, recitati e montati secondo cognizione di causa, "Tanguy" è semplice divertissment, non diverso da quello che altre cinematografie avrebbero saputo realizzare. L'unica differenza sta proprio nella presunta appartenenza al cinema d'oltralpe. In realtà, del modello francese dominante, non rimane molto, se non qualche sprazzo antiperbenista riuscito. "Tanguy" è il figlio mammone che non abbandona il letto di casa, vivendo in un mondo per nulla alieno, avendo contatti con belle donne che passano la notte con lui nella casa dei suoi genitori, essendo dotato di una rara intelligenza e di un'alta cultura programmatica, che lo apre al mondo e alle più diverse opportunità. Eppure Tanguy non si assume le responsabilità di una vita propria e porta i due genitori, in modi diversi, ad una nevrosi vera e propria con i famosi sogni freudiani raccontati alla madre allo psicanalista. L'intro del soggetto è potenzialmente corrosivo, peccato che il film, ad un certo punto, si snodi in una sequenzialità di gag vecchiotte e riproduca l'elemento grottesco con banalità, senz ada questo ripartire per la rifondazione di uno stile nuovo. Il film, più che una pellicola d'autore che ha anche la fortuna di essere commerciale, è un meltin'pot un pò eterogeneo di diverse anime e si perde nella dimenticanza e nel già visto. André Dussollier è il vero attore al top, mentre Étienne Chatiliez si mostra un regista televisivo e privo di stimoli creativi da conquistare la massa.
11/10 ore 17:20 - Cult
Se un film fosse solo la freschezza del soggetto, probabilmente "Tanguy" sarebbe un gran film. Ma giacchè è l'articolazione del soggetto in segmenti narrativi, recitati e montati secondo cognizione di causa, "Tanguy" è semplice divertissment, non diverso da quello che altre cinematografie avrebbero saputo realizzare. L'unica differenza sta proprio nella presunta appartenenza al cinema d'oltralpe. In realtà, del modello francese dominante, non rimane molto, se non qualche sprazzo antiperbenista riuscito. "Tanguy" è il figlio mammone che non abbandona il letto di casa, vivendo in un mondo per nulla alieno, avendo contatti con belle donne che passano la notte con lui nella casa dei suoi genitori, essendo dotato di una rara intelligenza e di un'alta cultura programmatica, che lo apre al mondo e alle più diverse opportunità. Eppure Tanguy non si assume le responsabilità di una vita propria e porta i due genitori, in modi diversi, ad una nevrosi vera e propria con i famosi sogni freudiani raccontati alla madre allo psicanalista. L'intro del soggetto è potenzialmente corrosivo, peccato che il film, ad un certo punto, si snodi in una sequenzialità di gag vecchiotte e riproduca l'elemento grottesco con banalità, senz ada questo ripartire per la rifondazione di uno stile nuovo. Il film, più che una pellicola d'autore che ha anche la fortuna di essere commerciale, è un meltin'pot un pò eterogeneo di diverse anime e si perde nella dimenticanza e nel già visto. André Dussollier è il vero attore al top, mentre Étienne Chatiliez si mostra un regista televisivo e privo di stimoli creativi da conquistare la massa.
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