11 film che si rapportano ad un mondo, quello della scuola, con arguzia e originalità.
10) La scuola di Daniele Luchetti
Luchetti dirige un film compatto, pieno di caratteri che sfiorano il surreale, pur essendo più reali degli insegnanti eroici di qualche pellicola vecchiotta. La sua firma è caustica e ironica, il linguaggio basso e alto, la scelta di guardare al mondo degli alunni non implica una diminuzione dell'importanza dei professori, che, allo scrutinio finale, da cui partono i flashbacks, danno il meglio di sè in voti barattati, critiche durissime, e preoccupazioni morali per le psicologie dei ragazzi (Silvio Orlando è l'educatore, bravissimo nell'intercettare Montessori e Rousseau, che io avrei odiato come prof). Un film storico che guarda alla società con occhio clinico.
9)Les choristes - I ragazzi del coro
"Les choristes - I ragazzi del coro" è tutto fuorchè originale, è una sorta di "Attimo fuggente" dei piccoli che cita Truffaut, ma è soprattutto una variazione contenutistica delle fisionomie infantili. I visi da bimbetti da libro "Cuore" sono accompagnati da un'ottima predisposizione al canto, ed è proprio la musica a dare al film una componente più immediata e vivace delle altre componenti culturali presenti altrove. Per il resto, qualche eccesso di melassa e un pò di patina autoreferenziale, non tolgono al film un carattere profondamente sincero.
8)Notes from a scandal
Un'opera, diretta da Richard Eyre, che è un percorso nella crudeltà e nella gelosia, ma anche, all'inizio soprattutto, un ritratto scolastico ambiguo in un contesto multietnico di matrice anglosassone, con una signora del cinema, Judi Dench, che echeggia atmosfere buie e statiche, senza perdere il controllo umano e finire nell'immobilismo della Streep del "Dubbio". Il rapporto di amore/morte con la Blanchett, spinto a ritorsioni drammatiche, è inserito nel rapporto affine alla pedofilia tra un ragazzo disinibito e la giovane nuova professoressa. E il dramma prende la strada dell'oppressione.
7) Saved!
Più che per qualità oggettive, "Saved!" si distingue per la scelta e l'interpretazione di un soggetto non molto approfondito, ovvero la presenza di scuole cristiane fondamentaliste negli Stati Uniti e le loro incidenze nella vita personale degli adolescenti. Tutto all'insegna del grottesco, si intenda, ma con quelle contraddizioni alimentate dall'adesione a comportamenti considerati fuori dalla morale religiosa. E, così, che ridendo e scherzando, nella High School, si parla di verginità, di gravidanza, di amicizie infrante per motivi religiosi, di centri di riabilitazione per omosessuali (uno dei pochi film ad affrontare l'argomento, e a farne evincere tutte le contraddizioni), di "Scelti da Dio" e di "reietti". E, sebbene Brian Dannelly non sia un grande regista, la tematica adolescenziale e i turbamenti relazionali sono visti in contrappasso alle idee portanti di un sistema scolastico che tenta solo di educare ai precetti religiosi, senza mostrare accoglienza.
6) Fuga dalla scuola media
E' un film di Todd Solondz, anche se mediato dal tema e dal carattere, e tale componente è evidente, anche se non incide nella narratività, per i motivi suddetti, come nelle sue altre opere. E' un film da Sundance, cattivo ma non violento, doloroso ma con quella solita ironia che permette di aver uno sguardo più reale. La storia di Dawn Wiener, interpretata da Heather Matarazzo, è una sorta di obbligata estraniazione dalla realtà, in cui i tratti, la pettinatura, il vestiario di una ragazza non particolarmente attraente, costano l'emarginazione sociale. Il film con la proverbiale "Fuga da" lanciò un genere tutto nuovo, quello dell'introspezione adolescenziale, considerata come elemento di "Fuga dal" mondo in sè stessi, e sancì, più tardi, la nascita/sviluppo delle commedie riparatrici, ovvero di quei film, talvolta banali, in cui la protagonsita, dopo anni di vessazione nella scuola, tornava, da vincente, nel suo vecchio mondo, incredibilmente sotto ai suoi piedi e sconfitto.
5)Rushmore
E' del 1998 una sorta di rinascita del genere "School-movie". Ciò dipende dall'interpretazione di Wes Anderson, che con "Rushmore", si conferma un piccolo grande mago del minimalismo. Il film ha una sua importanza, laddove prende avvio l'identificazione di un tema come quello scolastico iscritto in un preciso contesto poetico e autoriale, che sarà rintracciabile nelle altre opere, ad argomento diverso, di Anderson. Il regista, infatti, pur narrando una storia adolescenziale nel college prestigioso di "Rushmore", non propone una visione funzionale solamente all'intreccio, ma delinea i tratti distintivi di un tassello che compone la sua poetica filmica, sviluppata con forte coerenza nelle opere successive. "Rushmore", con un cast scoppiettante che annovera uno sfaccettato Jason Schwartzman, la cui personalità non è identificabile solo nella fisionomia del volto o nell'attività di studente-pseudo-secchione e un misuratissimo Bill Murray, è uno dei ritratti di un mondo interiore che troverà una sua continua rielaborazione insieme formale e sostanziale nelle opere successive del regista. E' quindi l'esemplificazione di come la storia (soggetto) possa asservirsi all'autore (regista).
4)The Breakfast Club
Ambientato in una scuola, come se fosse una sequenza unica, con i personaggi che per la maggior parte del tempo, a parte fughe vorticose, sono immobili, posizionati in ogni parte della biblioteca, in punizione, "The breakfast club" è un "cult" sin dalla sua realizzazione. Si aggiunga che, a differenza dei clichè da Hollywood, è un film di parola, di stereotipizzazioni infrante, di dialogo, di divertimento, molto più affine ad un modello europeo. Girato con pochi mezzi da un grande John Hughes, con un cast che ebbe immediata fortuna, garantì nell'ideazione dei tipi-characters una facile identificazione dei singoli gruppi giovanili, senza perdere il sentimento di riunificazione, evidente nella socializzazione, difficile ma riuscita, dei componenti. E' un'opera sfuggente e discreta.
3)Zero in condotta
Jean Vigo, nel 1933, aveva avuto l'ardire di rappresentare un mondo tirannico, iperviolento e malato, ma al contempo poetico, fanciullesco, ideale. La sua grande dissonanza tra la beltà della fanciulezza e la malata crudeltà del sistema adulto si prestò a mutevoli interpretazioni. Il film fu criticato e osteggiato, e subì una campagna demagogica di "nazionalismo" francese. Jean Vigo avrebbe realizzato un solo altro film successivo, "L'Atalante" nel 1934, il suo capolavoro per eccellenza, ma "Zero in condotta" ha lasciato, nei tratti grotteschi e nell'ideale di pacificazione ricercata che si tramuta in libertà, una traccia tanto dirompente quanto immediata. E i volti di bambini accrescono l'infamia dell'educazione che punisce e condanna e che offende l'uomo e sradica la poesia della vita.
2)La classe /Stella
Il film del francese Cantet, vincitore a Cannes, è
un vero inno all'educazione sapiente e al coraggio
di un professore per missione. La vocazione
educativa non è per nulla banalizzata, la narrazione
è quasi inesistente, se non per uno scandire
cronologico,che accompagna la vita dentro
e fuori le mura della "classe". Niente aneddoti
inutili, ma la preparazione alla vita, la crescita
individuale, la cura delle sofferenze, e la solitudine
di un uomo che offre un aiuto che rimarrà, per forza di cose, talvolta, inascoltato da altri.
"Stella" di Sylvie Verheyde non è da meno al suo antagonista "La classe". La storia, incline alla tematica di una fanciullezza problematica, è resa in un'ottica meno rigorosa e più tendente all'emotività. Il tratto, a volte delicato, a volte violento, fa da contrappunto alla dolcezza della ragazzina, che è un piccolo miracolo recitativo. Tra Nouvelle Vague e "film femminili", tra città e periferia, la storia di Stella diventa un piccolo caso e trova posto nel cuore.
10) La scuola di Daniele Luchetti
Luchetti dirige un film compatto, pieno di caratteri che sfiorano il surreale, pur essendo più reali degli insegnanti eroici di qualche pellicola vecchiotta. La sua firma è caustica e ironica, il linguaggio basso e alto, la scelta di guardare al mondo degli alunni non implica una diminuzione dell'importanza dei professori, che, allo scrutinio finale, da cui partono i flashbacks, danno il meglio di sè in voti barattati, critiche durissime, e preoccupazioni morali per le psicologie dei ragazzi (Silvio Orlando è l'educatore, bravissimo nell'intercettare Montessori e Rousseau, che io avrei odiato come prof). Un film storico che guarda alla società con occhio clinico.
9)Les choristes - I ragazzi del coro
"Les choristes - I ragazzi del coro" è tutto fuorchè originale, è una sorta di "Attimo fuggente" dei piccoli che cita Truffaut, ma è soprattutto una variazione contenutistica delle fisionomie infantili. I visi da bimbetti da libro "Cuore" sono accompagnati da un'ottima predisposizione al canto, ed è proprio la musica a dare al film una componente più immediata e vivace delle altre componenti culturali presenti altrove. Per il resto, qualche eccesso di melassa e un pò di patina autoreferenziale, non tolgono al film un carattere profondamente sincero.
8)Notes from a scandal
Un'opera, diretta da Richard Eyre, che è un percorso nella crudeltà e nella gelosia, ma anche, all'inizio soprattutto, un ritratto scolastico ambiguo in un contesto multietnico di matrice anglosassone, con una signora del cinema, Judi Dench, che echeggia atmosfere buie e statiche, senza perdere il controllo umano e finire nell'immobilismo della Streep del "Dubbio". Il rapporto di amore/morte con la Blanchett, spinto a ritorsioni drammatiche, è inserito nel rapporto affine alla pedofilia tra un ragazzo disinibito e la giovane nuova professoressa. E il dramma prende la strada dell'oppressione.
7) Saved!
Più che per qualità oggettive, "Saved!" si distingue per la scelta e l'interpretazione di un soggetto non molto approfondito, ovvero la presenza di scuole cristiane fondamentaliste negli Stati Uniti e le loro incidenze nella vita personale degli adolescenti. Tutto all'insegna del grottesco, si intenda, ma con quelle contraddizioni alimentate dall'adesione a comportamenti considerati fuori dalla morale religiosa. E, così, che ridendo e scherzando, nella High School, si parla di verginità, di gravidanza, di amicizie infrante per motivi religiosi, di centri di riabilitazione per omosessuali (uno dei pochi film ad affrontare l'argomento, e a farne evincere tutte le contraddizioni), di "Scelti da Dio" e di "reietti". E, sebbene Brian Dannelly non sia un grande regista, la tematica adolescenziale e i turbamenti relazionali sono visti in contrappasso alle idee portanti di un sistema scolastico che tenta solo di educare ai precetti religiosi, senza mostrare accoglienza.
6) Fuga dalla scuola media
E' un film di Todd Solondz, anche se mediato dal tema e dal carattere, e tale componente è evidente, anche se non incide nella narratività, per i motivi suddetti, come nelle sue altre opere. E' un film da Sundance, cattivo ma non violento, doloroso ma con quella solita ironia che permette di aver uno sguardo più reale. La storia di Dawn Wiener, interpretata da Heather Matarazzo, è una sorta di obbligata estraniazione dalla realtà, in cui i tratti, la pettinatura, il vestiario di una ragazza non particolarmente attraente, costano l'emarginazione sociale. Il film con la proverbiale "Fuga da" lanciò un genere tutto nuovo, quello dell'introspezione adolescenziale, considerata come elemento di "Fuga dal" mondo in sè stessi, e sancì, più tardi, la nascita/sviluppo delle commedie riparatrici, ovvero di quei film, talvolta banali, in cui la protagonsita, dopo anni di vessazione nella scuola, tornava, da vincente, nel suo vecchio mondo, incredibilmente sotto ai suoi piedi e sconfitto.
5)Rushmore
E' del 1998 una sorta di rinascita del genere "School-movie". Ciò dipende dall'interpretazione di Wes Anderson, che con "Rushmore", si conferma un piccolo grande mago del minimalismo. Il film ha una sua importanza, laddove prende avvio l'identificazione di un tema come quello scolastico iscritto in un preciso contesto poetico e autoriale, che sarà rintracciabile nelle altre opere, ad argomento diverso, di Anderson. Il regista, infatti, pur narrando una storia adolescenziale nel college prestigioso di "Rushmore", non propone una visione funzionale solamente all'intreccio, ma delinea i tratti distintivi di un tassello che compone la sua poetica filmica, sviluppata con forte coerenza nelle opere successive. "Rushmore", con un cast scoppiettante che annovera uno sfaccettato Jason Schwartzman, la cui personalità non è identificabile solo nella fisionomia del volto o nell'attività di studente-pseudo-secchione e un misuratissimo Bill Murray, è uno dei ritratti di un mondo interiore che troverà una sua continua rielaborazione insieme formale e sostanziale nelle opere successive del regista. E' quindi l'esemplificazione di come la storia (soggetto) possa asservirsi all'autore (regista).
4)The Breakfast Club
Ambientato in una scuola, come se fosse una sequenza unica, con i personaggi che per la maggior parte del tempo, a parte fughe vorticose, sono immobili, posizionati in ogni parte della biblioteca, in punizione, "The breakfast club" è un "cult" sin dalla sua realizzazione. Si aggiunga che, a differenza dei clichè da Hollywood, è un film di parola, di stereotipizzazioni infrante, di dialogo, di divertimento, molto più affine ad un modello europeo. Girato con pochi mezzi da un grande John Hughes, con un cast che ebbe immediata fortuna, garantì nell'ideazione dei tipi-characters una facile identificazione dei singoli gruppi giovanili, senza perdere il sentimento di riunificazione, evidente nella socializzazione, difficile ma riuscita, dei componenti. E' un'opera sfuggente e discreta.
3)Zero in condotta
Jean Vigo, nel 1933, aveva avuto l'ardire di rappresentare un mondo tirannico, iperviolento e malato, ma al contempo poetico, fanciullesco, ideale. La sua grande dissonanza tra la beltà della fanciulezza e la malata crudeltà del sistema adulto si prestò a mutevoli interpretazioni. Il film fu criticato e osteggiato, e subì una campagna demagogica di "nazionalismo" francese. Jean Vigo avrebbe realizzato un solo altro film successivo, "L'Atalante" nel 1934, il suo capolavoro per eccellenza, ma "Zero in condotta" ha lasciato, nei tratti grotteschi e nell'ideale di pacificazione ricercata che si tramuta in libertà, una traccia tanto dirompente quanto immediata. E i volti di bambini accrescono l'infamia dell'educazione che punisce e condanna e che offende l'uomo e sradica la poesia della vita.
2)La classe /Stella
Il film del francese Cantet, vincitore a Cannes, è
un vero inno all'educazione sapiente e al coraggio
di un professore per missione. La vocazione
educativa non è per nulla banalizzata, la narrazione
è quasi inesistente, se non per uno scandire
cronologico,che accompagna la vita dentro
e fuori le mura della "classe". Niente aneddoti
inutili, ma la preparazione alla vita, la crescita
individuale, la cura delle sofferenze, e la solitudine
di un uomo che offre un aiuto che rimarrà, per forza di cose, talvolta, inascoltato da altri.
"Stella" di Sylvie Verheyde non è da meno al suo antagonista "La classe". La storia, incline alla tematica di una fanciullezza problematica, è resa in un'ottica meno rigorosa e più tendente all'emotività. Il tratto, a volte delicato, a volte violento, fa da contrappunto alla dolcezza della ragazzina, che è un piccolo miracolo recitativo. Tra Nouvelle Vague e "film femminili", tra città e periferia, la storia di Stella diventa un piccolo caso e trova posto nel cuore.
1) I 400 Colpi
Capolavoro assoluto di Truffaut. La scuola punisce, Rousseau imperat.Si plagia Balzac.Lo sguardo nel mondo degli sguardi mancati.
Commenti
Posta un commento