Tony Curtis RIP

Recensione Omaggio
"A qualcuno piace caldo"

Chicago, 1929. Flash di una primitiva Rolleiflex, imperante l’era del
proibizionismo. Una mesta bara bianca è dinanzi a lei ricoperta da fiori
odorosi di uva acerba, di alcool di una certa
gradazione, versato in maxi-tazzine con il caffè, bourbon, whisky.
C’è una vecchia macchina di
nero lucente e quattro malconce facce da “padrini” alla John C. Reilly, con
gli occhi piccoli come granelli di sabbia ed un naso a patata che ne mostra il
lato fisiognomico spiccatamente spiritoso, avvocati di Harvard assunti da “Ghette”, il perché già delineato dal suo nome. C’è un’orchestrina,
prima di una retata, che suona il charleston: due di questi sono giovanotti di
discreta presenza, con un sax ed un contrabbasso. L’immagine che si
trasmette all’occhio cambia con ampie digressioni, con codesti stralunati
personaggi affamati di denaro e di beltà che si trovano in un vecchio garage
per riprendere la Humpobile 25, coupè verde. Ma quale sarà il loro colore? Il contrabbasso
viene ferito con quattro colpi in pieno corpo, da non impedirne, però, un
degno funzionamento, e i piacenti perdigiorno si ritrovano su un treno
diretto in Florida con un’orchestrina di donne, camuffati anch’essi da
femmine molto riservate. Una bella polacca giunge in
ritardo sul vagone, si nota un certo ancheggiare a dir la verità, e se si guarda
bene, anche il bacino è in carnale e ondivago movimento, strette le piacenti
natiche in un gonnellino che si schiude in frange vistose di paillettes, il seno
non è di piccole dimensioni, rotondo, florido, fasciato forse, ma quella certa
mollezza (“sembra fatta di gelatina”) sembra più un’argomentazione che
risponda all’esigenza culinaria di assaggiare il bacio di un frutto proibito
come l’immenso sapere che una reale asserzione de facto. Ella suona
l’ukulele, e canta “I Wanna be loved by you”, con gli occhi quasi socchiusi,
e qualora aperti, formicolio dei signorotti, li dirige verso sopra, ad indicare
la camera da letto, forse, già pronta a “sposare un milionario” ma di un
animo che non fa risaltare il suo lato da favola per le complicazioni della
vita. Dirà. “Se c’è una ciliegia con un verme tocca sempre a me”, amante
dei fiaschetti di liquore per dimenticare l’amaro ma anche “Non piangere
più sul whisky versato”. E' Marilyn Monroe, divina
bionda del grande schermo, bellezza minuta e i cui auguri al caro Presidente
risuonano da ogni dove. Amava gli uomini con gli occhiali. “Sono così
gentili, bravi, indifesi”. E tra i suoi mariti ci fu, non a caso, Arthur Miller.
Amava il lusso. E c’è un bracciale di diamanti. Il testamento in vita della
sgallinata più effervescente di Hollywood. E, dinanzi ad un uomo per sposo,
un altro uomo disse: “Nessuno è perfetto”. Ad affiancarla due grandi caratteristi, Tony Curtis e Jack Lemmon, la strana "coppia",  perfetti nei panni dei musicisti prestati, loro malgrado, al travestimento. Billy Wilder è il Genio, ma riesce ad essere anche a ribaltare il geniale in parodia e la parodia in sguardo sociale. Tony è Josephine. E la mascherata è ben più di un semplice divertissment.

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