Stasera in tv su Sky Cinema1 alle 21,00 L’era glaciale 3 - L’alba dei dinosauri



Pixar su un altro pianeta, Dreamworks sullo stesso livello, la Fox produce un’animazione“terrena”, sbarazzina e tenera, carica di avventura e commerciale, adatta ad ogni età, sentimentale. Si parte da un soggetto che acciuffa, direttamente o meno, un’esigenza: il rapporto relazionale di famiglia, intesa come modello che racchiude diversi componenti, prostrati all’interesse comune e al benessere collettivo. Nel primo capitolo la storia della solitudine del mammut Manfred, ripercorsa abilmente con le immagini in movimento realizzate su graffiti, si sublimava nell’adozione momentanea di un piccolo cucciolo d’uomo, da riportare sano e salvo dal suo branco; nel secondo capitolo, il meno riuscito, nell’era del disgelo, alla comitiva amicale del mammut, del bradipo Syd, della cupa tigre Diego, si aggiungono due opossum e una mammut, Ellie, che attraversa una fase di chiarificazione su sé stessa e si congiunge in amore con Manfred, nel terzo la gestazione di Pesca, la piccola mammut è accompagnata da una tematica avventurosa più corposa. Dalle terre del ghiaccio, sfavillante di bianco azzurro, gelate di inverno e d’estate, al disgelo di ghiacci che colano il brodo delle loro giuggiole d’acqua, si scende nel mondo sotterraneo e lo si immagina abitato da coloro che si credevano estinti da generazioni, i dinosauri. Non c’è un goticismo dei colori, che, anzi, vedono un caldo avvolgersi di una luce di cui si ignora la provenienza, esaltando tonalità scure ma brillanti, in una natura rigogliosa e lussureggiante con schizzi eversivi rispetto al tipico modo di raffigurare il mondo preistorico. Si aggiunge un nuovo personaggio, Buck, un reduce di guerra, che ha tutti i segnali di aver, da tempo, oltrepassato la soglia della pazzia, quand’invece ha una lucidità, tra liane, bende, denti di dinosauro, che è tipica dell’avventuriero che ha sofferto e vuole uscire vincitore dalla lotta con il dinosauro bianco, il vero monster della superficie sotterranea. Buck è un personaggio di tale forza da imprimersi con energia, oltrepassando la consueta definizione degli archetipi di avventuriero, in virtù di un coraggio esplosivo. E’ uno degli elementi meglio riusciti del film. Per il resto, si gioca molto con la carta delle citazioni, che siano esse di azione o di semplice riferimento. Un gusto, forse, troppo abusato, quello citazionista, favorito da una relativa accessibilità ai film a cui si ci riferisce. E’ un tipo di citazione alla Madagascar, forse meglio assortita nella storia, non avulsa da essa, dinamica nella sceneggiatura. “Mostri contro alieni”, peraltro pessimo, ha citazioni più specifiche e di genere. Un capitolo a parte lo slapstick di Scrat , lo scoiattolo, che cerca di accalappiarsi, eternamente, la sua vecchia ghianda, obiettivo che lo rende iperattivo. La semplicità dei primi capitoli, viene abbandonata, in virtù di una concatenazione di eventi più complessi, complice l’entrata in scena di Scrattina, medesima specie con i denti di sciabola, medesima ambizione, tra amore vero e convenienza. Lo slapstick, di per sé originale e capace di far entrare Scrat nella serie dei personaggi di culto del cinema, viene enfatizzato a dismisura e rende il tutto già visto. In sé, un cartone che ha molte scintille, molti momenti comici, soprattutto in virtù dell’inettitudine spassosa, qualche ripetizione stantia ed una certa eccedenza di zucchero

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