L'esordio di Susanna Nicchiarelli è un ritratto sociale parzialmente riuscito. In primis, perchè trova una giusta dose di ingredienti e una buona amalgama degli stessi, e poi soprattutto perchè presenta quella freschezza tipica delle opere prime. Pecca laddove sviluppa canovacci reiterati e quando assomiglia alle fiction Rai in stile "Raccontami", vince nell'identificazione del soggetto e nella perizia di intessere gli avvenimenti storici con le vite individuali dei protagonisti. Non brilla per carica eversiva, ma ha quella carica grottesca (evidente nella bellissima sequenza iniziale) che evita i sentimenti carichi di cucchiaiate di miele. Talvolta cede il passo ad un amarcord fine a sè stesso, con una colonna sonora molto indirizzata verso il facile pop italiano, talvolta offre degli spunti di analisi che non sono solo elementi dell'epoca, ma che appartengono, nonostante la scomparsa dei vecchi partiti di massa che animavano la vita politica, in modo indiretto anche al nostro modo di ragionare. La Nicchiarelli vede da un lato la fine delle ideologie, dall'altro mostra come le stesse siano state oggetto sempre di interpretazioni dei singoli soggetti interessati e quindi modificate a seconda delle richieste, e traccia una linea flebile di continuità tra prima e Seconda Repubblica. Ma non annoia, anzi diverte, perchè l'epoca storica non è da trattarsi come un documentario di cinegiornali/telegiornali, bensì viene sottratta all'analisi compita da storiografia e lasciata all'interpretazione di "personaggi" che la vivono direttamente. Molto brava l'esordiente Marianna Raschillà.
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