Kiarostami alle prese con l'indirizzo letterario-esistenziale della copia. Non una novità, nè per il cinema, che di doppi e copie ha sancito la continua perpetuazione, come la letteratura novecentesca, nè per Kiarostami, che intesse i suoi film di connotati inclini al "paradosso" della copia e al suo rapporto con l'originale. La "copia conforme" appare un pò come la stesura di un manifesto critico. La lunga sequenza iniziale è del tutto legata al logos (leit-motiv, per giunta) della copia, che ha una presentazione ex cathedra in termini di canonizzazione ufficiale e di manifesto, appunto, di una visione che sembra essere del regista. L'intera narrazione, una non-narrazione di non-eventi, di realtà originali e non, di verità e finzione, e di realtà nella finzione o finzione nella realtà, è un continuo dibattito sul rapporto che lega la copia conforme al suo originale. Ne emegono prospettive peculiari e convinzioni, opinioni e incertezze, laconici silenzi e agguerrite invettive, sullo sfondo di una relazione, che si definisce copia di quella matrimoniale, ma che è originale, in realtà. I paradossi e i conflitti semantici dei simboli relazionali sono il vero piatto forte del film. Kiarostami sceglie una Toscana, a parte i nomi dei luoghi, e qualche evidente caduta di stile, pura e semplice, Italiana senza essere stereotipata, meticcia senza essere coatta. E' uno squarcio di tutto rispetto, non inferiore alle prove di Linklater con il dittico europeo "Prima dell'alba" e "Prima del Tramonto"". Non sempre l'ipertrofia dialogica aiuta, anzi talvolta è eccedente anche per il regista, quasi mai scarno nella concettualizzazione verbale, così come se la Binoche è in gamba, raffinata, e attiva, William Shimell che viene da un altro mondo risulta uno stoccafisso poco adatto. In realtà, è un'opera pregevole, conforme all'originale, ma non potrà mai essere l'originale di una vita: per questo Kiarostami potrebbe rigirarla, con nuovi attori, e nell'ambito dei suoi sillogismi di pensiero, intitolarla semplicemente "Copia Originale".
Kiarostami alle prese con l'indirizzo letterario-esistenziale della copia. Non una novità, nè per il cinema, che di doppi e copie ha sancito la continua perpetuazione, come la letteratura novecentesca, nè per Kiarostami, che intesse i suoi film di connotati inclini al "paradosso" della copia e al suo rapporto con l'originale. La "copia conforme" appare un pò come la stesura di un manifesto critico. La lunga sequenza iniziale è del tutto legata al logos (leit-motiv, per giunta) della copia, che ha una presentazione ex cathedra in termini di canonizzazione ufficiale e di manifesto, appunto, di una visione che sembra essere del regista. L'intera narrazione, una non-narrazione di non-eventi, di realtà originali e non, di verità e finzione, e di realtà nella finzione o finzione nella realtà, è un continuo dibattito sul rapporto che lega la copia conforme al suo originale. Ne emegono prospettive peculiari e convinzioni, opinioni e incertezze, laconici silenzi e agguerrite invettive, sullo sfondo di una relazione, che si definisce copia di quella matrimoniale, ma che è originale, in realtà. I paradossi e i conflitti semantici dei simboli relazionali sono il vero piatto forte del film. Kiarostami sceglie una Toscana, a parte i nomi dei luoghi, e qualche evidente caduta di stile, pura e semplice, Italiana senza essere stereotipata, meticcia senza essere coatta. E' uno squarcio di tutto rispetto, non inferiore alle prove di Linklater con il dittico europeo "Prima dell'alba" e "Prima del Tramonto"". Non sempre l'ipertrofia dialogica aiuta, anzi talvolta è eccedente anche per il regista, quasi mai scarno nella concettualizzazione verbale, così come se la Binoche è in gamba, raffinata, e attiva, William Shimell che viene da un altro mondo risulta uno stoccafisso poco adatto. In realtà, è un'opera pregevole, conforme all'originale, ma non potrà mai essere l'originale di una vita: per questo Kiarostami potrebbe rigirarla, con nuovi attori, e nell'ambito dei suoi sillogismi di pensiero, intitolarla semplicemente "Copia Originale".
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