Andy Tennant non è un regista a cui si può chiedere di più che semplice intrattenimento. E i risulati scarseggiano anche nel genere commedia, per non parlare della noia quando affronta qualcosa di più complesso, vedi "Hitch", che non pè nè meglio nè peggio dello scoordinato "Tutti pazzi per l'oro". "Sweet home Alabama", divenuto "Tutta colpa dell'amore", con una delle solite traduzioni becere dei distributori italiani, paradossalmente dei tre film enunciati è quello più simpatico. Questo non significa che raggiunga la sufficienza, ma quantomeno, nella sua mediocrità, svolge la funzione di intrattenere un pubblico eterogeneo. Le battute e la sceneggiatura sono di quart'ordine, ma il "wedding-movie", anche in questa declinazione, non manca di divertire e far passare la serata. Un pò come il "Bride Wars" di Winick, un film mediocre, una serata di malumore da passare in fretta, all'insegna dei buoni sentimenti ritrovati e di qualche gag. L'ossatura del film di Tennant è statica, così come i due attori comprimari Patrick Dempsey, che, per cambiare ruolo, potrebbe solo scegliere la pubblicità degli spazzolini da denti, visto la gamma espressiva limitata e i denti bianchissimi, e Josh Lucas, che sinceramente avevo rimosso, mettendo insieme Ryan Reynols, Owen Wilson, Bradley Cooper e creando, dalla fusione degli elementi, un nuovo attore vicino all'originale. Meglio la Witherspoon, anche se comincio (e non so bene quali siano i principi associativi) a scambiarla per la Zellwegger. Il culmine dell'idiozia è, al solito, il finale, ma nonostante l'assurdità dell'intreccio, sarete troppo colpiti dalla felicità dei personaggi per rendervi immediatamente conto di ciò che sia accaduto e che è vicino ai film di De Sica/Ghini, De Sica/Boldi, in demenzialità.
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