"L'estate sta finendo", potrebbe essere il motto degli italiani delle ultime generazioni. E non perchè oggi è 15 Agosto, e le vacanze volgono al termine o quasi. Semplicemente perchè l'estate nella sua accezione sociale è finita un decennio fa. Le lunghe trasferte di quindici giorni sono state sostituite dal weekend fuori porta, o al massimo dalla settimana nella location mediterranea di turno. Le spiagge si stanno moralizzando, pochi gli scandali sotto il sole, ragazze di borgata romane, un tempo completamente inosservate nel calderone dei personaggi pasoliniani, diventano le regine dei contatti. L'estate non è altro che il punto di congiunzione tra la primavera e l'autunno.
9 film su un'Estate che c'era.
"Adventurland" di Greg Mottola è il ritorno agli anni '80. Estate del 1987, un ragazzo appena diplomato si appresta a lavorare nel parco giochi vicino casa per pagarsi le tasse universitarie. L'ultimo sussulto dell'adolescenza, gli ultimi triangoli, le ultime battutacce, le maglie aderenti, i turni e le simpatice deformazioni da nerd primitivi. Amarcord del passaggio dal "mondo delle meraviglie" al "mondo della normalità". Nel cast, Kristin Stewart, Ryan Reynolds e Jesse Eisenberg.
"American Graffiti" è il ritratto dei giovani primi anni '60, nell'ultimo giorno o quasi della loro vita da scapestrati. E' anche un ritorno al Drive-in, alla musica clandestina di Lupo-solitario, alle norme relazionali e al loro primo infrangersi. E' una storia di smidollati e di amici, con George Lucas che guarda al passato appena trascorso prima di rivolgersi alla mitoloogia futuristica di "Star Wars". E commuove. Nel cast c'è Ron Howard, il Richie Cunningham di "Happy Days", oggi affermato regista. Produce Francis Ford Coppola e l'impronta si vede. C'è anche Harrison Ford, ma sinceramente non ne abbiamo memoria.
Il terzo film è un ritorno alla suggestione, piuttosto che alla realtà storica. "Sorrisi di una notte d'estate", ennesimo capolavoro di Ingmar Bergman. Una tensione erotica e mentale, un'analisi complessa dei rapporti e delle relazioni amorose, una sospensione continua nell'intreccio e un accavallarsi di personaggi senza distinzione di classe, pur appartenendo ad una casta definita. Poesia pura d'immagine e di concetto.
"Vicky Cristina Barcelona" rimanda al turismo Valtour, quello delle pubblicità opprimenti di qualche anno fa, con le sue immagini patinate e sfiora una Spagna nuova che è anche vecchia. E così la Cruz sembra uscita da un film di Almodovar, la Johansson e la Hall sono estrapolato da un contesto inglese, di campagna o città, o comunque nord-europeo. Film dell'avvenuta globalizzazione e dell'erotismo a comando. Woody in decadenza.
"Quando la moglie è in vacanza" di Billy Wilder è un passo importante per la tematica sessuale e la sua liberalizzazione cinematografica. Storia di una bella donna, finta svampita, che circuisce un uomo che aveva già pensato di tradire la consorte appena aveva messo piedi fuori di casa, con figlio a carico, per la partenza. Complesso di colpa ma anche paura di Punizione, ma soprattutto efficacia allusiva spinta e mai priva di charme e grazia. Marylin Monroe alza la gonna e tutti credono che sia l'aria di una botola aperta.
"Fà la cosa giusta" di Spike Lee è un pò la manifestazione del "caldo" opprimente (le riprese del film furono all'aperto in piena estate), ma anche del surriscaldamnto sociale, in cui le singole fazioni, gruppi, etnie, della Harlem anni '80, sono in balia di atti razzisti e di vendette cruente. Un pò Storia vera, un pò fiction militante, un pò sguardo sul ghetto.
"La lunga estate calda" è uno sguardo sull'America del sud, Mississipi, con la terra arida e il sole cocente. Sull'espressione di Paul Newman si percepisce la fatica nel lavoro dello stallone muscoloso in canotta. Il film , di Martin Ritt, è una storia di una famiglia anni '50 in deflagrazione.
"Respiro" di Emanuele Crialese sta all'estate quanto il mare del Sud sta all'estate. Purà necessità. La Golino sbiascica frasi in dialetto locale, ma è Lampedusa a brillare senza limite alcuno. E così lo strano comportamento della donna, il rapporto simbiotico con il figlio, il finale aperto, sono delle componenti che aiutano il film ad imprimersi nella sua stranezza, come se fosse avvolto da un sogno difficile da gestire. Un sogno estivo.
Infine, "Lords of Dogtown" della giovanilistica Catherine Hardwicke, storia reale di surfers-skaters innovativi e scorretti negli anni post-'68. I tre "Surfboards" sono star senza limiti, le guida è Skip Engblom, un bravo Heath ledger. Nel cast giovani promesse mantenute, come Emile Hirsch.
9 film su un'Estate che c'era.
"Adventurland" di Greg Mottola è il ritorno agli anni '80. Estate del 1987, un ragazzo appena diplomato si appresta a lavorare nel parco giochi vicino casa per pagarsi le tasse universitarie. L'ultimo sussulto dell'adolescenza, gli ultimi triangoli, le ultime battutacce, le maglie aderenti, i turni e le simpatice deformazioni da nerd primitivi. Amarcord del passaggio dal "mondo delle meraviglie" al "mondo della normalità". Nel cast, Kristin Stewart, Ryan Reynolds e Jesse Eisenberg.
"American Graffiti" è il ritratto dei giovani primi anni '60, nell'ultimo giorno o quasi della loro vita da scapestrati. E' anche un ritorno al Drive-in, alla musica clandestina di Lupo-solitario, alle norme relazionali e al loro primo infrangersi. E' una storia di smidollati e di amici, con George Lucas che guarda al passato appena trascorso prima di rivolgersi alla mitoloogia futuristica di "Star Wars". E commuove. Nel cast c'è Ron Howard, il Richie Cunningham di "Happy Days", oggi affermato regista. Produce Francis Ford Coppola e l'impronta si vede. C'è anche Harrison Ford, ma sinceramente non ne abbiamo memoria.
Il terzo film è un ritorno alla suggestione, piuttosto che alla realtà storica. "Sorrisi di una notte d'estate", ennesimo capolavoro di Ingmar Bergman. Una tensione erotica e mentale, un'analisi complessa dei rapporti e delle relazioni amorose, una sospensione continua nell'intreccio e un accavallarsi di personaggi senza distinzione di classe, pur appartenendo ad una casta definita. Poesia pura d'immagine e di concetto.
"Vicky Cristina Barcelona" rimanda al turismo Valtour, quello delle pubblicità opprimenti di qualche anno fa, con le sue immagini patinate e sfiora una Spagna nuova che è anche vecchia. E così la Cruz sembra uscita da un film di Almodovar, la Johansson e la Hall sono estrapolato da un contesto inglese, di campagna o città, o comunque nord-europeo. Film dell'avvenuta globalizzazione e dell'erotismo a comando. Woody in decadenza.
"Quando la moglie è in vacanza" di Billy Wilder è un passo importante per la tematica sessuale e la sua liberalizzazione cinematografica. Storia di una bella donna, finta svampita, che circuisce un uomo che aveva già pensato di tradire la consorte appena aveva messo piedi fuori di casa, con figlio a carico, per la partenza. Complesso di colpa ma anche paura di Punizione, ma soprattutto efficacia allusiva spinta e mai priva di charme e grazia. Marylin Monroe alza la gonna e tutti credono che sia l'aria di una botola aperta.
"Respiro" di Emanuele Crialese sta all'estate quanto il mare del Sud sta all'estate. Purà necessità. La Golino sbiascica frasi in dialetto locale, ma è Lampedusa a brillare senza limite alcuno. E così lo strano comportamento della donna, il rapporto simbiotico con il figlio, il finale aperto, sono delle componenti che aiutano il film ad imprimersi nella sua stranezza, come se fosse avvolto da un sogno difficile da gestire. Un sogno estivo.
"Il sorpasso" è il film del Ferragosto Romano, dei quartieri soli, dei negozi chiusi. Un mal di vivere, la noia e l'indifferenza. Non letteratura, ma sguardo sulla labilità delle cose e dell persone. Rivolgersi al link:
Infine, "Lords of Dogtown" della giovanilistica Catherine Hardwicke, storia reale di surfers-skaters innovativi e scorretti negli anni post-'68. I tre "Surfboards" sono star senza limiti, le guida è Skip Engblom, un bravo Heath ledger. Nel cast giovani promesse mantenute, come Emile Hirsch.
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