La nudità-Sessualità al cinema


Anni 70' Parte Seconda Il cinema d'autore Anni 1969-1975

E' del 1969 "Un uomo da marciapiede". Probabilmente uno dei capolavori del genere drammatico, e unica pellicola vietata ai minori (con relativo rating X) a vincere l'Oscar nella categoria maggiore. Rispetto al mondo del porno vero e proprio, siamo di fronte ad un'altra lettura della sessualità. Paradossalmente l'analisi e la portata di un film del genere è ben diversa. Per vari motivi. In primo luogo, perchè la sessualità è una spinta verso il soddisfacimento dei piaceri, in continuo bilico tra motivazioni psicologiche e turbe di vario genere. Inoltre, c'è qualcosa di "sporco", di "non detto" alla base del film. Non mancano nudità e scene di sesso, ma la cosa più evidente è la propensione ad affacciarsi ad un mondo nuovo, in cui il sesso in vendita (il protagonista è un gigolò) diventa l'espediente che lega tra loro i personaggi, con la parziale eccezione di Rizzo e Joe (i protagonisti Voight e Hoffman) che sono uniti da un rapporto più stratificato e forte. Il film analizza la sessualità come forza psicologica che sottende i rapporti e non come mera vicinanza fisica, ma ancora quest'ultima alla disperazione e/o al malessere. E il gigolò si trova a che fare con delle psicologie, delle persone, piuttosto che con dei clienti. Ottimi Hoffman e Voight.

Ma il vero film della svolta è una commedia, di grande successo, del 1970, "MASH", del compianto Altman. Con una produzione/distribuzione più esposta alla pubblicizzazione di opere più serie ed economicamente costose, come "Patton" e "Tora!Tora!Tora!", in realtà fu proprio la satira cruda e spietata di "MASH" a far impennare i botteghini. I riferimenti sessuali sono continui, e la stessa attività del Centro Ospedaliero è attraversata da continui momenti di allusione e contatto sessuale. Come in Allen, il sesso domina la vita (e la morte) umana, tra religiosità, bigotteria in realtà copertura di massima libido, scherzi da liceale, crisi di identificazione sessuale, rapporti promiscui, infermiere che paiono uscite da un drive-In, e "Hot lips", metaforiche si intende. L'intero film, come evidente anche dalla descrizione delle riprese negli Extra del Dvd, è completamente avvolto da una concezione sesso-ludica della realtà (Altman racconta di cosa arrivasse a fare per far sciogliere un'attrice). "Mash" è il lancio contenutistico che va oltre il moralismo odierno e, riguardo allo stile, unisce voce fuori campo e voce in campo (narratore esterno, anzi vero regista che impartisce le sue direttive tecniche), attore e spettatore, creando un modo di fare cinema nuovo ed insuperato.

E' il 1971 e la forma mentis di Stanley Kubrick si configura nel geniale "Arancia Meccanica", che sfida la morale con un atto di accusa che non salva nessuno. Alex, oltre ad essere brutale, è completamente avvolto da un'attitudine sessuale di pura violenza, manifestatasi più volte nel corso della pellicola. Il film è un saggio sul condizionamento umano e sul libero arbitrio e ad un certo punto sfida i censori, con una seguenza riavvolta e veloce di sesso a tre. Kubrick si conferma autore a tutto tondo, con cui stretta connessione tra eros e thanathos.


Nel 1972, a completamento della fase di fortificazione della tematica sessuale, esce "Ultimo tango a Parigi", il film di Bertolucci che ricevette un'accoglienza tutt'altro che calorosa dalla censura. Lo stesso regista fu condannato a qualche mese di reclusione, oltre a perdere per cinque anni, i diritti civili. L'opera sarà riabilitata dopo 15 anni, ma colpirono le opinioni retrograde degli statisti e dei religiosi del tempo, in un'Italia post-68' in parte affrancata dal modello odierno di chiusura al sesso, ma condizionata dai poteri forti. Nel film una scena, con l'uso del burro, peraltro introdotta da Marlon Brando, fu mutilata e criticata. Nel cast Maria Schneider. Il film, entrato nella memoria storica cinematografica, vedeva due protagonisti rapportarsi sessualmente senza nemmeno conoscere il prprio reciproco nome. I dialoghi aggiunti furono scritti da Agnès Varda.



Nel 1973, altra scena realistica, quella girata da Roeg in "Don't look now" tra Donald Sutherland e Julie Christie.


Nel 1975, un'altro film memorabile. Sidney Lumet dirige "Quel pomeriggio di un giorno da cani", cult del genere e pioniere in assoluto. La rapina si trasforma in una presa in ostaggio e la tensione si legge nel sudore della fronte di chi vi partecipa in un assolata giornata di caldo. Il film sdogana la figura del bisessuale. AL Pacino, con moglie e famiglia a carico, ha infatti una relazione con un ragazzo androgino, e tenta la rapina per garantirgli la possibilità di cambiare sesso. E' un film tanto moderno, quanto classico. Nel Cast, John Cazale.

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