Un anno fa il fenomeno "The hangover"



"The hangover" ( postumi di sbornia) è molto moderno, sincopato nello stile, tagliente, perspicace, sboccato fino a lasciare di stucco, allucinato. Un film molto diverso, in parte meno riuscito, in parte meno costruito è "Arizona Junior", fratelli Coen, che vanta una presenza stilistica più marcata ed una fruibilità famigliare. Il problema, forse, unico, è quello della fruizione: si tratta di un gioiellino comico, dinamico, articolato in una serie di gag non sconnesse e basato su uno script che è un’esperienza nuova, ma è troppo selettivo, destinato ad una fascia specifica per coinvolgere l’intero parterre degli spettatori, limiti d’età alla mano per la visione. E poi, un altro relativo elemento, alla lunga stancante, risiede nell’ipercostruzione dilagante. E’ un film tanto bello quanto costruito, e tale elemento, pur assunto in una funzione simbolica, non si può scindere da una consapevolezza critica di un tratto di cinema che ha bisogno di ben altri criteri per restare nella memoria storica. Si sia consci, però, delle grandi potenzialità di un “on-the road” nuovo stampo, disintegrato in una notte, topos cinematografico per eccellenza. Si tratta della notte di addio al celibato di un amico e racchiude in sé le caratteristiche di un vero viaggio nei bagordi di Las Vegas. I tre tipi che accompagnano il belloccio (Bradley Cooper) in attesa di matrimonio vanno fuori da ogni schema assunto, giungendo a dissacrare ogni falso mito buonista ma anche di convivenza benevola, completamente assorti in una dimensione prima di assoluto caos da droga, poi alla ricerca della realtà di bagordi trascorsa, indizi alla mano.Il film è una screwball comedy scorretta, che non si fà mancare alcuna "perversione" della modernità cinematografica, andando ad eccedere fino al paradosso. Questo film è completamente strafumato e, perciò, pur essenso lineare, è frutto di una mente assurda e malata.

Commenti

Posta un commento