Un tram chiamato Desiderio-Da Vivian Leigh a Rachel Weitz




Tennesee Williams ha avuto un peso fondamentale nella letteratura americana novecentesca. Ma forse ha avuto un peso imprescindibile soprattutto nella capacità di fornire testi da adattare per il cinema. Praticamente, quasi tutti i suoi lavori sono stati trasposti per il grande schermo, passando per Liz Taylor, Vivian Leigh, Anna Magnani, Paul Newman, Burt Lancaster, Richard Burton, Kirk Douglas, Montgomery Clift, Katherine Hepburn, Marlon Brando, e per un numero meno congruo di registi. Le trasposizioni più famose sono vincolate ad Elian Kazan. E, anche per questo, sono rappresentazioni che uniscono Strenberg alla socialità (coralità in termini tecnici, ma visto la presenza di Kazan è più ragguardevole il primo termine) attoriale. Per quanto io adori Kazan e Vivian Leigh, che prende il posto di Jessica Tandy ma era già nella versione londinese diretta da Lawrence Olivier, non sono mai riuscito ad analizzare il lavoro che compie l'attrice per la preparazione al film. Perchè la sua immedesimazione, notevole, non ha mai una direzione chiara. Non è Strenberg del tutto, anzi gioca molto, moltissimo sui clichè, muovendo gli oggetti e procedendo nella stanza, con un atteggiamento posato. Non è Gloria Swanson, eppure gioca, mantenendosi sul borderline, alla Swanson. Per quel che mi riguarda non c'è compatibilità tra Williams e Kazan e Vivian Leigh. Anche per questo la sua performance si erge su tutto il film. E' un lavoro testamentario dell'attrice, più che altro. Con Kazan l'attore è il fulcro, il punto nevralgico a cui protendere, ma Vivian Leigh non è solo un'attrice in questo caso. Combinando vari toni e stili di recitazione, è un'icona. E' L'Amleto femminile. Quando ci si confronta con un tale livello, ci si perde inevitabilmente. Ma a molti è capitato il contrario. Ci riferiamo, per la televisione e il teatro, a grandi attrici. Jessica Lange, Cate Blanchett e Rachel Weitz, senza dimenticare il lavoro di Frances McDormand, che vinse un Tony (l'equivalente teatrale di un Oscar) e Natasha Richardson, compianta, che ricordiamo per l'allestimento a Brodway recente, con John C. Reilly. Cate Blanchett ha dato un'interpretazione stellare. La vediamo in una foto.
Le critiche non hanno lo stesso parere sul partner Joel Edgerton, nè sulla regia di Liv Ullmann. Diversa è stata l'accoglienza per la versione, ancora più recente, firmata Rob Ashford, definita nella sua interezza un masterpiece teatrale del testo. In questo caso la protagonista è Rachel Weitz, Oscar, ma soprattutto Londinese, con laurea a Cambridge e molto preparata sul versante culturale. La Weitz è anticonformista. Dovrebbe interpretare, diretta dal marito Aronofsky, Mrs. Kennedy. E' Charles Spencer, sul Telegraph, a decantare la sua bellezza che si unisce al suo personaggio sovraccarico di stress, con momenti di panico incredibili. E' proprio il contrasto tra l'uomo violento e la donna posata il fulcro della vicenda. Mi preme segnalare Ruth Wilson nel ruolo di Stella, affidato nella versione cinematografica a Kim Hunter.
Lo script è molto valido, ma pensare di rivedere un melò del genere, con tratti introspettivi, nel cinema moderno, è pura utopia. Ci consoloremo nel bianco e nero (non ho visto ancora la versione a colori).

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