PHILADELPHIA stasera su La 7 alle 21:35
Il film di Jonathan Demme è di certo uno dei più lucidi ritatti strappalacrime...con magone incredibile...Molto dipende dal soggetto, dall'interpretazione di Tom Hanks, dalla canzone di Neil Young che chiude il film. L'idea è vincente per il fatto che affianca ad una tematica umana la componente giurdica, perchè istruisce un processo di libertà dal pregiudizio a cui segue l'esito più doloroso, nonostante una vittoria. La cosa che tocca il cuore, dopo aver visionato l'intero film, costruito perfettamente da un punto di vista drammaturgico (pensiamo alla teatralità della sequenza con la Callas in sottofondo), sono i titoli di coda, quando viene lasciato da solo lo spettatore davanti ad uno schermo televisivo, in cui compare un video che ci riconduce alla caducità dell'esperienza umana, con il piccolo Andrew a correre ai piedi di un mare riottoso. La tematica della diversità, dell'affermazione di sè stessi e dei propri diritti umani, così come la malattia che fa vacillare le speranze di vita, sono esperienze comuni a tutti noi. Anche per questo, il film, che vede Denzel Washington scalfire la sua componente più arcigna e sciogliersi in un saluto commosso, è l'archetipo della "lacrima".
L'ultima sequenza, che potrebbe essere uno spolier per chi non ha visto il film.
Cerchiamo di catalogare i film che hanno un riscontro emotivo forte, che siano essi alla ricerca dello stesso o che che lo esprimano in modo incidentale.
Partiamo dai film che mi hanno emozionato e commosso. Non è accaduto molto spesso e ve ne elenco due. Il primo film è, per chi vi scrive, un capolavoro, "Il labirinto del fauno", racconto a metà tra lo storico e l'individuale sull'infanzia, sulla morte, sul'accoglienza, sul sacrificio, sulla diversità. Ivana Baquero, la piccola protagonista, era perfetta. Mi commuovo anche con i film di Mihazaky e dello studio Ghibli. "Una tomba per le lucciole" di Takahata mi ha letteralmente straziato.
Vi posto l'ultima parte.
Quali sono gli altri film che generano lacrime?
Oltre alla malattia, anche rara ("L'olio di Lorenzo"), evidente in un modo o nell'altro, in film anche di quarta categoria (mi viene in mento "Autumn in New York") e al lutto (che attraversa "In American " di Jim Sheridan e una lunga serie di film "elaborativi" non sempre entusiasmante), oltre alla diversità sessuale (tantissimi titoli, tra cui si segnalano opere di aperta componente politica come "Milk" e cult sentimentali e struggenti come i cowboy di "Brokeback Mountain", oltre ad altre opere stantie) e al bullismo, alla genialità (soprattutto infantile, ma anche distruttiva) alla malattia mentale, dall'handicap (anche se va detto che i film che si occupano di tale variabile non sono tantissimi e citatiamo il caso più noto "Forrest Gump") alla violenza subita che sia sessuale ("Mystic River) o psicologica, un topic interessante riguarda il mondo degli animali e il loro rapporto con chi li accudisce. Gatti, cani, animali di campagna/compagnia, sono parte integrante di un'ottica affettiva e soprattutto la razza canina è emblema di un'empatia e di una vicinanza che il cinema non poteva, visto anche gli introiti, non raccontare. Le storie d'amore per essere commuoventi devono, secondo quanto emerge dallo studio del fenomeno, puntare al tragico, con sentimenti perduti per sempre, ultimi sguardi, ultimi momenti vissuti insieme ("I passi dell'amore" sembra un cult per le generazioni di qualche annetto fa), con ladimenticanza in età senile (perchè di norma l'età senile nei lungometraggi è sempre malinconica, con "The notebook" e "Away from here"). Un modello che è base della poetica romantica (non si muore per tisi ma per altro). Si aggiungano altre tematiche delicate, che riguardino la storia (in particolare l'Olocausto è giustamente l'asse fondante) oppure lo sport come voglia di rivalsa o la delinquenza, oltre che la guerra per gli uomini in particolare. Ogni elemento lacrimevole è la proiezione di qualcosa che è altro da noi o vicino a noi e che ci induce alla compassione, nel suo significato positivo.
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