Con relativo ritardo, porgiamo omaggio a Greta Garbo, la diva per eccellenza. A vent'anni dalla morte, molti di più dalla morte artistica (terminò la carriera a 36 anni), Greta Lovisa, Garbo per il pubblico, è stata una delle attrici più controverse e umorali della storia cinematografica, pur nella sua carriera lampo, durata poco meno di vent'anni. Un'attrice anticonformista, non altera e fatale come la Dietrich, ma altrattanto ambigua e misteriosa. Da quando ha lasciato il cinema, la sua decisione è stata irrevocabile. E' molto difficile trovare una foto in cui sia attempata. Ci sono, ma per semplice rispetto al mito e per volontà della stessa, non è opportuno mostrarle. Perchè la Garbo sopravvive in parte al suo mito dopo tanti anni di inattività? Non è la mitica Audrey Hepburn, principessa per eccellenza, nè Marylin Monroe, femme fatale con i modi da oca. Il mito è legato alla perfezione assoluta del suo volto. Ma anche alla scelta di uscire dal guscio hollywoodiano, non essendovi parte, in tutta fretta. Se la Bergman, attrice svedese come lei, ebbe la fortuna di collaborare con un cinema europeo d'autore superlativo, dopo il visto d'uscita dal mondo di Hollywood per il rapporto con Roberto Rossellini, la Garbo, antecedente, paga la sua volontà di essere sè stessa, anche nell'ambiguità sessuale, e prima di essere tagliata fuori, preferisce crearsi una vita non da star, che le garantisca una dimensione più umana. E' la contraddizione la chiave dell'attrice. In uno degli ultimi ruoli la vediamo ridere ("La Garbo ride!", titolarono i giornali), a pochi anni dal più significativo "la Garbo parla!" in occasione del passaggio al sonoro. La ricordiamo con una piccola galleria.
La Garbo a 15 anni
Femme Fatale
La Garbo da "Marherita Gauthier" di Cukor
La penultima apparizione in Ninotchka
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