All About Steve




Ho una simpatia accesa per Sandra Bullock. E, da tutti i punti di vista, la sua interpretazione dell'ossessiva e maniacale Mary non fa una piega. La vittoria del Razzie è assolutamente meritata, così come la valanga di critiche piovute dal cielo dei recensori americani e non. La Bullock, nella sua produzione, convince per il taglio comico, il piglio divertito, l'atipicità di un ruolo nerd cucito addosso ad una donna. E poi partire dai cruciverba non è una cattiva idea, con un incipit più che esaustivo sulla mania di compilare la 7 orizzantale e la 5 verticale, magari inventando di sana pianta o sbirciando nelle soluzioni. Il film diretto da Phill Trail ha un problema molto grave. Ha una seconda parte, che comprende il viaggio di Mary verso l' amore e soprattutto le ripercussioni che scaturiscono da esso, che sfiora l'incubo. Sono da apprezzare diversi aspetti, in controtendenza rispetto alle critiche. Il primo riguarda la demenzialità ricondotta a varianti psiciologiche dei personaggi irreali ma ben costruite. Inoltre la pellicola non è un prodotto hollywoodiano nel senso più stretto. Molti elementi, dislocati qua e là, dalla ambiguità dei characters, macchiette con maschere di uomini veri (e perciò un misto), al finale, dalla mancanza di una soggetto che abbia una necessità logica consequenziale (il film mescola love-story, ossessione, mania, on the road, eroismo, pericolo) alla assoluta idiozia di alcuni momenti, sono riconducibili più ad un gioco che ad un lungometraggio. La recitazione degli altri attori, in primis di Bradley Cooper e Thomas Haden Church, è monocorde e stereotipata. Ma nonostante tutto il film va premiato solo per il coraggio di fare una pellicola vintage senza orpelli in un mondo tecno.

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