Se Wes Anderson è più lucido, David O. Russell è più sporco, impreciso, vacuo nel senso più positivo della parola. Se Anderson è più analitico, David O. Russell è più sintetico. Niente psicologismo puro, ma assoluta vacuità di ogni cosa. L'analisi non manca, ma porta al no-sense. David O. Russell sa di non essere un grande cineasta. Non ha la produzione dalla sua parte, gli investimenti, i successi. Tanto che "Nailed" il film con Jake Gyllenhaal e Jessica Biel, oltre che la fantastica Catherine Keener, girato, a quanto pare, nel 2008, in buona parte, non ha visto la luce. Anche se sembra che Cannes aprirà le braccia ad un regista alternativo e complesso. I Heart Huckabees non è un film riuscito, ma non credo che David volesse puntare sulla riuscita, quanto piuttosto sulla mancanza di continuità narrativa, secondo il modello classico. La sceneggiatura non fa altro che seguire percorsi incerti e imprevedibili, in un ordine, però, perfettamente integrato. C'è una discrepanza tra il legame tra gli eventi scandito con precisione e l'insensatezza degli stessi. Non siamo di fronte ad una farsa, nè ad una parodia. La psicologia non è la pietra fondamentale. Dominano il vacuo e il vuoto, termini del tutto legati alla sua poetica. "Three Kings" è, dalle scelte cromatiche al carattere ironico, un "Train de Vie" americano sullo spettro iracheno, nei primi anni Novanti. E' un'opera che ha una forza assurda, circa un migliaio di volte superiore al "Jarhead" di Sam Mendes. Oltre al no-senso c'è un altro elemento: la definizione intrinseca dell'uomo. E se si parte con l'essere cinici nella realizzazione dei propri scopi, si giunge ad un'affermazione positiva e conciliatoria. David O. Russell è in parte Hollywoodiano, circondato dalle sue star, in parte un nevrotico Europeo, ma soprattutto è David O. Russell, Strafumato per definizione.
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