Terminata da poco la visione di "Aurora", film del 1927, muto (lo stesso anno in cui comparve il sonoro con "Il cantante di jazz") di Murnau, che tra l'altro è materia d'esame, non con questo film comunque. E' sconvolgente...Nel 1927 un melodramma diventa un'esternazione del caos, il caos avanguardistico. La storia affonda le radici nel puro antirealismo, è estraniante, e un "fuori da", un rifiuto di una dimensione narrativa classica. Accade l'impensabile, l'impossibile, l'indecifrabile. Non è che il film non abbia una sceneggiatura (anzi è stupefacente tale lavoro), ma ci si stupisce che una trama esile, all'apparenza, diventi complessa nel suo essere tanto semplicistica. Le azioni compiute nel film sono le stesse che vediamo ogni giorno, ma l'intreccio è tale che tutto ci sembra un'allucinazione, carica di tensione quando non dovrebbe esserci nessuna tensione. Un genere, il melodramma, che diventa, ai miei occhi, un film illusorio senza perdere un minimo di credibilità, pur essendo in sè incredibile. In poche parole, Murnau ha uno stile tale, di montaggio e soprattutto di macchina, oltre che di illuminazione dello spazio scenico (chi sarà il direttore della fotografia??? Anche Blitzer, al confronto, è un nanerottolo) che lascia senza fiato. In un film del genere, atipico, ci si aspetta che la recitazione sia atipica, non certo di immedesimazione, essendo tutto fino ad un certo punto realistico. Janet Gaynor vinse l'Oscar quell'anno, per il trittico "Aurora", "7th Heaven "e "Two girls wanted", George O'Brien è ancora più meritevole per quel ruolo ed è necessario ricordarlo con più veemenza perchè un grande attore affermato come lui, al pari di molti altri, ha subito uno smacco non indifferente dal sopraggiungere del sonoro. Le prove attoriali nel cinema muto sono, in genere, superiori a quelle del cinema sonoro, in quanto non c'è la parola che descrive, bensì la capacità di creare uno stato empatico con lo spettatore. Ma in questo caso i livelli sono eccellenti, altro che Actor's studio. "Aurora" è un film tanto complesso che non viene voglia di schematizzarlo o di annotare ogni tipologia di ripresa, etc. Si guarda soprattutto perchè trasmette un'emozione assordante e lascia, di rimando, ammutoliti. Potere delle sinestesie (in chiave psicologica) di Murnau DIECI
Terminata da poco la visione di "Aurora", film del 1927, muto (lo stesso anno in cui comparve il sonoro con "Il cantante di jazz") di Murnau, che tra l'altro è materia d'esame, non con questo film comunque. E' sconvolgente...Nel 1927 un melodramma diventa un'esternazione del caos, il caos avanguardistico. La storia affonda le radici nel puro antirealismo, è estraniante, e un "fuori da", un rifiuto di una dimensione narrativa classica. Accade l'impensabile, l'impossibile, l'indecifrabile. Non è che il film non abbia una sceneggiatura (anzi è stupefacente tale lavoro), ma ci si stupisce che una trama esile, all'apparenza, diventi complessa nel suo essere tanto semplicistica. Le azioni compiute nel film sono le stesse che vediamo ogni giorno, ma l'intreccio è tale che tutto ci sembra un'allucinazione, carica di tensione quando non dovrebbe esserci nessuna tensione. Un genere, il melodramma, che diventa, ai miei occhi, un film illusorio senza perdere un minimo di credibilità, pur essendo in sè incredibile. In poche parole, Murnau ha uno stile tale, di montaggio e soprattutto di macchina, oltre che di illuminazione dello spazio scenico (chi sarà il direttore della fotografia??? Anche Blitzer, al confronto, è un nanerottolo) che lascia senza fiato. In un film del genere, atipico, ci si aspetta che la recitazione sia atipica, non certo di immedesimazione, essendo tutto fino ad un certo punto realistico. Janet Gaynor vinse l'Oscar quell'anno, per il trittico "Aurora", "7th Heaven "e "Two girls wanted", George O'Brien è ancora più meritevole per quel ruolo ed è necessario ricordarlo con più veemenza perchè un grande attore affermato come lui, al pari di molti altri, ha subito uno smacco non indifferente dal sopraggiungere del sonoro. Le prove attoriali nel cinema muto sono, in genere, superiori a quelle del cinema sonoro, in quanto non c'è la parola che descrive, bensì la capacità di creare uno stato empatico con lo spettatore. Ma in questo caso i livelli sono eccellenti, altro che Actor's studio. "Aurora" è un film tanto complesso che non viene voglia di schematizzarlo o di annotare ogni tipologia di ripresa, etc. Si guarda soprattutto perchè trasmette un'emozione assordante e lascia, di rimando, ammutoliti. Potere delle sinestesie (in chiave psicologica) di Murnau DIECI
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