A single man
Estetismo puro, citazioni avanguardistiche, ma un soggetto che sulla carta può esplodere. Tom Ford proviene dalla moda, by Gucci, of course, oggi in libera attività. Può uno stilista fare un film? Il rapporto tra cinema e moda è stato ed è tutt'altro che antitetico...Audrey Hepburn sarebbe stata la stessa senza Givenchy? La moda è immagine, ma è tutto fuorchè canonizzata. Non è danza, di qualsiasi tipologia, bensì è qualcosa di indefinito che ritorna e passa, sfugge via da ogni catalogazione. Se la danza ha una funzione di supporto (da "Scarpette Rosse" alla bravissima Cate Blanchett di Benjamin Button ), la moda restituisce in presa diretta il dettaglio, talvolta in contrasto, talvolta in congiunzione con l'introspezione del personaggio, ed è elemento imprescindibile, dal product placement delle varie Miranda e relative giornalista, da "I love shopping" a ""Sex & The City", da Coco Chanel, con due film e una fiction in pochi mesi, a Visconti, suo debitore, dal trench di Brad Pitt firmato Belstaff, al look assurdo di Johnny Deep in quasi tutti i suoi film.. Per la danza, The Company di Altman è piuttosto chiaro, ma probabilmente più interessante è l'approccio documentaristico, quello di Wiseman, che ci dicono essere straordinario, nell'ultimo lavoro. La contrapposizione tra danza e moda è esplicitata per chiarire una questione aperta con Nine, post precedente: se un coreografo, come Rob Marshall, può passare alla regia, ancor di più, vista l'interrelazione continua, Tom Ford, stilista, può aspirare ad essere director. Senza pregiudizi. La storia riguarda la perdita, il lutto, l'amore omosessuale, fortissimo e vitale. Colin Firth, Coppa Volpi a Venezia, rischia di vincere l'Oscar, anche se c'è un Jeff Bridges di "Crazy Heart" che puù dare del filo da torcere. Poi c'è Julianne Moore, grande interprete, scippata del suo giusto riconoscimento l'anno della vittoria di Nicole Kidman per "The hours", quando la candidatura riguardava un film attinente al tema di "A single man" per la regia diTodd Haynes, "Lontano dal paradiso".
Il trailer è magnetico, si può notare una citazione di "Ballet Mecanique", splendido esempio di sperimentalismo d'avanguardia, anni '20, di Lèger, che nel trailer, non propriamente un teaser, soprattutto per la durata, ma con molte tipiche funzioni, viene acutamente estirpato di alcune inquadrature (il termine più appropiato sarebbe "immagini") e del ritmo meccanico e musicale che coordina le azioni.
Per lo sperimentalismo di Lèger
"Ballet mecanique", il link:
http://www.youtube.com/watch?v=pQxRyKsmh_0&feature=related
Estetismo puro, citazioni avanguardistiche, ma un soggetto che sulla carta può esplodere. Tom Ford proviene dalla moda, by Gucci, of course, oggi in libera attività. Può uno stilista fare un film? Il rapporto tra cinema e moda è stato ed è tutt'altro che antitetico...Audrey Hepburn sarebbe stata la stessa senza Givenchy? La moda è immagine, ma è tutto fuorchè canonizzata. Non è danza, di qualsiasi tipologia, bensì è qualcosa di indefinito che ritorna e passa, sfugge via da ogni catalogazione. Se la danza ha una funzione di supporto (da "Scarpette Rosse" alla bravissima Cate Blanchett di Benjamin Button ), la moda restituisce in presa diretta il dettaglio, talvolta in contrasto, talvolta in congiunzione con l'introspezione del personaggio, ed è elemento imprescindibile, dal product placement delle varie Miranda e relative giornalista, da "I love shopping" a ""Sex & The City", da Coco Chanel, con due film e una fiction in pochi mesi, a Visconti, suo debitore, dal trench di Brad Pitt firmato Belstaff, al look assurdo di Johnny Deep in quasi tutti i suoi film.. Per la danza, The Company di Altman è piuttosto chiaro, ma probabilmente più interessante è l'approccio documentaristico, quello di Wiseman, che ci dicono essere straordinario, nell'ultimo lavoro. La contrapposizione tra danza e moda è esplicitata per chiarire una questione aperta con Nine, post precedente: se un coreografo, come Rob Marshall, può passare alla regia, ancor di più, vista l'interrelazione continua, Tom Ford, stilista, può aspirare ad essere director. Senza pregiudizi. La storia riguarda la perdita, il lutto, l'amore omosessuale, fortissimo e vitale. Colin Firth, Coppa Volpi a Venezia, rischia di vincere l'Oscar, anche se c'è un Jeff Bridges di "Crazy Heart" che puù dare del filo da torcere. Poi c'è Julianne Moore, grande interprete, scippata del suo giusto riconoscimento l'anno della vittoria di Nicole Kidman per "The hours", quando la candidatura riguardava un film attinente al tema di "A single man" per la regia diTodd Haynes, "Lontano dal paradiso".
Il trailer è magnetico, si può notare una citazione di "Ballet Mecanique", splendido esempio di sperimentalismo d'avanguardia, anni '20, di Lèger, che nel trailer, non propriamente un teaser, soprattutto per la durata, ma con molte tipiche funzioni, viene acutamente estirpato di alcune inquadrature (il termine più appropiato sarebbe "immagini") e del ritmo meccanico e musicale che coordina le azioni.
Per le immagini, almeno due vengono riproposte.
Cercatele, se vi va, il modello di riferimento è questo:
"Ballet mecanique", il link:
http://www.youtube.com/watch?v=pQxRyKsmh_0&feature=related
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