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Seconda prova per Miranda July, dopo la grande notorietà di "Me and You and Everyone We Know", straniante opera corale di una freschezza e originalità rara. "The Future" è la trasposizione del concetto di arte contemporanea sul grande schermo. Mai banale, mai già visto, mai "alla portata" dello spettatore. La torre di avorio in cui la July si chiude arriva ad ispessirsi e ad innalzarsi ulteriormente. Il legame sintattico primario, la ricostruzione/tracciabilità narrativa, si perde in un rimando "alla luna" tra il fantastico e il non-sense assoluto. La labilità del confine reale/irreale, evidente fin dalla scelta di assumere la prospettiva, parzialmente in campo, tramite veri e propri intermezzi visivi/vocali, di un gatto malato in cerca di attenzioni, viene del tutto stravolta con il sopraggiungere di un blocco temporale vero e proprio che impedisce di distinguere e comprendere con chiarezza gli eventi accaduti o presunti nella seconda parte della pellicola. "The Future" è, sin da principio, ostico e poco gaudente, immerso in un isolamento personale (il gatto che attende ansiosamente il giorno prefissato dell'adozione, la coppia trentenne alle prese con dissidi interiori e un senso di inattitudine lampante nelle singole attività professionali) non inedito ma profondo. In "Me and You and Everyone We Know" a tal proposito abbiamo utilizzato, abbastanza propriamente, il termine "sinestesia" per addurre alle caratteristiche formali in rapporto ad uno spettatore tipo. "The Future" è infatti un tripudio di accostamenti sensoriali inediti, un complesso e artificialissimo accordo tra costruzione visiva minuziosa e costruzione narrativa/psicologica (gli oggetti assumono una funzione narrativa, attraverso la lettura che ne viene fatta dai caratteri, si pensi al quadro della fanciulla che mette in moto la storia parallela di lei, o alle famose "scale"di Escher che fanno nascere in lui, in modo inconscio, il dubbio su un tradimento della donna e, sotto un profilo acustico, la canzone "Where or When" versione di Ella Fitzgerald diventa parte integrante di un meccanismo di riconoscimento emotivo), ed è soprattutto un'opera, ad un livello sensibile, influenzata e quasi permeata del tutto dalla personalità contraddittoria, creativa e orientata all'analisi interiore della sua regista, sceneggiatrice e attrice, la July, che costruisce il film senza mediazioni commerciali, con un budget irrisorio e tenendo fede alla sua visione organica di cinema, in tandem con riflessione artistica/estetica, psicologica/introspettiva, evitando di modificare, anzi esacerbando, la sua poca lucidità narrativa. "The Future" non è un film perfetto, anzi, spesso, perde quella levità e quella leggerezza presente nel film precedente nonostante la densità di materia e di sottostorie multiple, non entra in una simbiosi emotiva con lo spettatore, anzi lo allontana ed è respingente ad una visione ottimistica, disseminato com'è di tribolazioni interiori e di speranze parzialmente mancate. E' un film triste, strano, piccolo e intellettuale. Ed è soprattutto una pellicola di Miranda July. E già questo potrebbe o meno, dato il precedente caso, invogliarvi o destarvi dalla visione.
The Future non ha ancora una distribuzione italiana, è stato presentato al Sundance e al Festival di Berlino. Uscito nelle sale americane il 29 luglio 2011, è in dvd dal 29 Novembre 2011 su
http://www.amazon.com/Future-Miranda-July/dp/B004Z29WAI
in lingua inglese, con sottotitoli in inglese e spagnolo, ma è Regione 1 (visibile in USA e Canada).
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