Review 2011 - Come ammazzare il capo... e vivere felici ("Horrible Bosses")













"Horrible Bosses" è la sorpresa della stagione hollywoodiana in corso e l'unica vera chicca tra le tante "black-uncorrect-mainstream-comedy" degli ultimi anni. Eccessiva solo nella tipizzazione dei personaggi, in realtà fa suo il meccanismo ad orologeria tipico delle sceneggiature "classiche" e convince per capacità di calibrare elementi più o meno grotteschi in una sintesi originale e perspicace, evitando volgarità gratuite e note di colore non funzionali all'intreccio. Sostenuta da un cast di primo piano e diretta con mestiere da un inedito Seth Gordon, "Horrible Bosses" convince per la scrittura vivace ma credibile (con un gruppo di geeks poco noti che figura nei credits) e per la carica dissacratoria mai fine a sè stessa. Commedia ibrida, atipica che cerca la risata intelligente ed evita il prevedibile ed inflazionato "effetto Sandler" senza passare per i paradossi non-sense del sequel di " The Hangover", toccasana anti-moralistico e rutilante. In più c'è una Jennifer Aniston in forma come non mai, in coppia con un esplosivo Charlie Day.




La figura  del "capo-servizio", del "superiore" non si salva dall'ondata di generale malcontento/dissenso/dissesto economico internazionale. Ed è la seconda qualifica, dopo quella di insegnante ("Bad Teacher"), ad essere oggetto di un poco invidiabile contrappasso cinematografico. Se la Cameron Diaz aka Insegnante da sballo si limitava a disinteressarsi delle problematiche dei suoi giovani alunni, presa dalla necessità di aggiungere qualche taglia ad un seno poco conturbante, in questo caso i tre "boss" sono rispettivamente un bieco e calcolatore manager tuttofare iper-geloso (Kevin Spacey), un megalomane menefreghista sessuomane ereditiere (Colin Farrell con riporto pilifero) e una sexy e disinibita ninfomane-staker-predatrice (una versione atipica e very sexy di Jennifer Aniston, che osa molto di più e vince il confronto a distanza con la pur protagonista Diaz). Tutti e tre i carattere sono sovraccarichi e potenzialmente paradossali, ma vengono diluiti con parsimonia e una netta contiguità all'intreccio, in modo da renderli tipi cinematografici perfetti, grotteschi ma credibili, surreali ma azzeccati e necessari. E' a questo escamotage accreditabile un merito cospicuo nella riuscita del film. Ma non dimentichiamo la vera linfa vitale della narrazione, le tre "vittime", Charlie Day, Jason Bateman e Jason Sudeikis che interagiscono secondo un preciso e articolato meccanismo semi-ripetitivo nel cercare di portare a termine la missione prefissata, ovvero l'eliminazione fisica dei tre superiori aguzzini, diventando a loro volta simil-macchiette, inetti fino al midollo, in balia di situazioni effervescenti e divertentissime, frutto di una scrittura non banale e perfettamente costruita, moderna nei contenuti. Il loro supervisore è un Jamie Foxx molto paragnosta e poco killer che costituisce una chiave di volta limitata ma funzionale allo svolgimento dell'intreccio, senza dimenticare i proverbiali "accidenti" compiuti dagli stessi inconsapevoli protagonisti. "Horrible Bosses" è un prodotto di buona fattura, soggetto ad una lavorazione intelligente e ad una professionalizzazione notevole. In più non punta sul già visto né sul facile legame ad una componente cinica e  caustica, oggi di tanto successo, anche se la meccanicità potrebbe non incontrare il favore di chi cerca una comicità più irruente e meno "classica". Consigliato.

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