Review 2011 - Paul















I due "brother-man" Nick Frost e Simon Pegg si ricongiungono in una parodia cinefila dell'alien-movie, dopo aver svuotato l'action con "Hot Fuzz" e l'horror con "L'alba dei morti dementi". Questa volta l'Inghilterra viene accantonata (anche se fa capolino in qualche poco sporadica battuta) e si respira aria nuova. Non più Edgar Wright, celebre director cult delle nuove generazioni web-addicted, ma Greg Mottola, regista difficilmente inquadrabile, dalle notevoli sfumature. Il bello è che "Paul" funziona alla grande ed un laconico "nonostante il" potrebbe essere sostituito da un eloquente "grazie a ". 


La coppia Pegg-Frost è diventata, a partire dalla serie tv "Spaced" del 1999, diretta da Edgar Wright, una sorta di status-symbol della commedia intelligente e innovativa di matrice britannica. Entrambi sono due supporter di prima classe, incapaci di ricoprire ruoli da veri protagonisti/one-man-show, ma spalle perfette in un duo, qualunque sia. Così Pegg ha affiancato Andy Serkis nell'ultimo lavoro di John Landis, dopo aver partecipato ad altre pellicole garbate e corali come "Star system - Se non ci sei non esisti" e "Run Fatboy Run", mentre Frost ha recitato in un'altra gemma old-style come "I Love Radio Rock" ed è nel cast del recente "Attack the Block" firmato da Joe Cornish, che fa parte della cricca in modo saltuario. "Paul" era la "scommessa" più difficile. Si tratta, infatti, del primo film americano della coppia, di solito legatissima ad un'ambientazione british diventata un elemento tipico. In più, per un Edgar Wright (dopo tre collaborazioni con profitto) che va, magari cercando una strada speculare di visibilità (con Scott Pilgrim), arriva Greg Mottola, che ha partorito due film molto diversi ma riusciti e piuttosto freschi (il primo è il cult "SuperBad", il secondo il malinconio e generazionale "Adventureland" con Jesse Eisenberg e Kristin Stewart), di certo meno visionario (anche se la storia viene valorizzata al massimo attraverso una coincidenza di solidità e creatività tecnica), ma anche attento al rispetto della sceneggiatura, firmata da Pegg e Frost e meno invasivo nella gestione dei due talenti comici. Molti potranno mostrare qualche perplessità sull'intreccio, su sequenze divertenti ma prevedibili (che non mancano), ma quello che conta è una valutazione totale dell'opera. L'attitudine al "meltin'-pot" dei generi viene confermata, attraverso la mescolanza tra film di fantascienza (con un grosso tributo al cinema di genere e in particolare al "patron" Spielberg) e film comico, magari aggiungendo un tocco di azione spregiudicata e potente e qualche dose di cinismo nella raffigurazione di un'America anti-evoluzionista (con la maglietta su Darwin, indossata da un simbolo della nascente commedia, Kristen Wiig, dal Saturday Night Live e dal successo "Bridemaids" con furore). Ma la vera star non è il duo-inetto, nè i "cattivi" Jason Bateman e
Sigourney Weaver (ruoli forse depotenziati ma molto efficaci e ben definiti). La vera star è una mostruosa figura aliena, Paul, doppiato in originale da Seth Rogen (in italiano da Elio, che non è nemmeno così inesperto quanto piuttosto fuoritono, soprattutto all'inizio). Paul, che dà il titolo al film (e che prende il nome da un personaggio chiave), è un alieno dagli occhioni azzurrini splendenti e con il solito corpo anti-svenimento (ascoltate l'intelligenza della dissertazione in proposito), ma è anche una cresciuta e (poco) saggia figura iperdivertente, un "cazzone" di nuova generazione, con grandi poteri e "poche responsabilità", cinefilo (e l'ambientazione del Comic-Con è certamente un riferimento azzeccato), politicamente scorretto, pestifero e disturbante. In tutto questo, "Paul" è un concentrato parodia di tanto cinema-alien, ma con una genialità fuori dal comune, paragonabile solo ai due classici precedenti del duo, segno che cambiando l'ordine degli addendi (America per Inghilterra, Mottola per Wright, attori americani vs. attori inglesi, star vs. caratteristi), il risultato non cambia o se lo fa non è la fine del mondo, anzi forse un'occasione maggiore di crescita e di potenzialità (economica e non) per il futuro.

Commenti

  1. L'ho visto iersera, domani magari scrivo qualcosa. Secondo me, a parte un doppiaggio tremendo, il film è carino sopratutto nella parte centrale. Purtroppo è macchinoso all'inizio e scontatissimo nel finale. Poteva esser meglio.

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  2. il doppiaggio non è di bassissima qualità per me...Elio è un po' fuori parte...ma non è paragonabile a Fachinetti in Robots e altre oscenità...per il film, attendo la tua recensione...io l'ho trovato molto buono, certo qualcosa di banale c'è ma, come ho scritto, è proprio il film in sè ad avermi convinto ;)

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  3. Ho trovato il film molto carino (adoro Simon Pegg e Nick Frost) e il finale scontato e prevedibile...ma che nel complesso era adatto alla storia.
    Mi sono anche piaciute molto Jane Lynch e Sigourney Weaver, che pur in due piccole parti hanno reso molto bene! :D
    Peccato per il doppiaggio di Elio...poteva essere meglio.

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  4. VictorVictoria, ti ringrazio in ritardo (sorry) per il commento...il finale a me è piaciuto proprio perchè era meno cinico del solito e sono d'accordo sulle due prove della Weaver e della Lynch (l'avevo dimenticata)realmente riuscite, nonostante il peso relativo...per il doppiaggio c'è sempre una comoda edizione originale (che è pure estesa) ;)

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