Review 2011 - Amici, Amanti e...










"Amici, Amanti e..." è, spiace dirlo, la dimostrazione che "una rondine non fa primavera". Nulla può la tecnica indiscutibile di Natalie Portman, la tradizionale mano del Reitman-padre in grande spolvero, la presenza di un cast di supporter "strong". "No Strings Attached" è una sbiadita comedy priva di interesse e di originalità, incapace di dar luogo ad una descrizione realistica e articolata, in cui tutto è "ripreso" e "rimodulato" dal canovaccio cine/televisivo di un passato più o meno recente ma già vecchio.

L'attesa che nutrivo nei confronti di questa pellicola, nonostante premesse generali tutt'altro che rosee, non è stata ripagata a dovere. Può un vecchio director, che ha fatto faville anni qualche decennio addietro, dirigere una commedia "sul sesso" di nuova generazione? A quanto pare può. Certo, a questo punto, subentra lo scarto tra registro anni 80'-90' in cui Reitman si è formato e la nuova commedia by Apatow, delirante, sesso-dipendente e ricca di battute/citazioni, anch'essa non propriamente al massimo della qualità e del successo, negli ultimi tempi. Subentra, in più, anche un paragone forse non molto corretto da un punto di vista critico, ma comunque, per certi versi, calzante, con la progenitura ufficiale. E viene da chiedersi se Reitman padre non senta un minimo di competizione con il più noto (da qualche tempo) Reitman figlio, quel Jason che ha inanellato tre film di primo piano, entrando nel mondo cinematografico tra applausi scroscianti, passerelle Oscar e incassi di livello. Al di là di queste inutili supposizioni un pò orientate alla semplice curiosità che sfocia nel puro gossip, "Amici, Amanti e..." mostra come sia difficile per un artista integrarsi con una cinematografia molto diversa da quella che è stato il suo trascorso habitat naturale. Soprattutto, nonostante le buone intenzioni, come si calchi spesso la mano, cadendo nel ridicolo, nel clichè, nell'ovvio. Reitman assembla qualche serie tv di vecchio successo, partendo da assunti che legano "Grey's Anatomy" ad un'imitazione scialba dell'orrendo "High School Musical", ci aggiunge, quasi fosse un elemento obbligatorio, la dose "piccante" della nuova direzione hollywodiana con tanto di nudi in bella vista e "più-che-allusioni" sessuali, si lega al product-placement di San Valentino e sceglie l'attore-cucciolo-scorretto per eccellenza, il "baby" Ashton Kutcher, affiancandolo alla stella Natalie Portman, che almeno porta a casa un risultato dignitoso (sebbene la scena in cui è ubriaca sia troppo dissonante rispetto alla forza drammatica che l'attrice sprigiona). Reitman fa quel che può, insomma, per non essere etichettato come "datato". Il problema è che snatura (e di molto) quella che poteva essere la sua lettura personale del film, magari accrescendo quel lato "funny" ma "elegante" tipico della commedia americana di Billy Wilder, che, spesso, si salva in calcio d'angolo, evitando, in un plot inverosimile, soltanto gli eccessi. Va detto che Reitma è molto lontano per indole e filmografia alla mano ad un regista "classico" , ma questa rivisitazione "soft" avrebbe potuto evitargli di cadere così nel ridicolo nella neo-rappresentazione sessuale tra scurrilità e inverosimiglianze così poco riuscite. La coralità e l'uso di ottimi comprimari (tra cui Greta Gerwig) non lo aiuta, perchè non può sviluppare a dovere storie e punta, spesso, alla semplice descrizione elementare, banale, senza spessore. Tutto è troppo informe, inefficace. La pellicola si lascia guardare ed è un passo in avanti dal precedente "My Super Ex-Girlfriend", ma sarebbe opportuno che Ivan seguisse le orme e qualche lezione dell'altro Reitman. Talvolta, i figli sono più bravi dei padri e tocca a loro insegnare un nuovo modo di approcciarsi al cinema, più autoriale e magari meno "passatista" nell'impostazione problematica.

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