Review 2011 - London Boulevard







5.5 su 10

Un'opera impeccabile sotto il profilo formale, diretta con uno stile insieme sobrio ed elegante, diventa nelle mani dello sceneggiatore premio Oscar per "The Departed" William Monahan, qui alla sua prima regia, un caotico e sconclusionato bozzetto della "violenza" black, parossistica e da b-movies, con un protagonista adeguato, Colin Farrell, in gran spolvero che cita il suo stesso "In Bruges" e un cast potenzialmente esplosivo che viene travolto dall'inverosimiglianza e dalla noia del plot. Ray Winsthone è lo psicolabile criminale che in "The departed" apparteneva al vecchio Nicholson, ma aggiunge una dose di teatralità ancora maggiore. Peccato per un attore di tal calibro, completamente a suo agio con il genere, relegato ad un ruolo davvero "troppo-oltre" e fine a sè stesso che per colpire avrebbe almeno dovuto giocare la carta "comic-paradossale" alla Tarantino. Il resto è fuffa, compresa un'imbalsamata e inespressiva Keira Knightley, che è nata per fare la protagonista e in un ruolo del genere perde tanto spazio da risultare completamente marginale nella storia ed eclissata da chi se la cava meglio di lei. Anche Ben Chaplin e Eddie Marsan sono comprimari del tutto fuori luogo, mentre piuttosto in forma e con il personaggio più sfumato del film è David Thewlis, apologia dei "gesti lenti" e dell'interpretazione maniacale. Anche l'altra donna del cast, Anne Friel, non può nulla e diventa un'oca giuliva tipica della corte passatista del "gangster-movie" maschilista.  La bellezza della location, potenzialmente notevole, non viene sfruttata a dovere e di Londra e zone limitrofe non rimane che uno sguardo furbo e poco appassionante, distaccato dalla storia in sè. "London Boulevard" parte con il piede giusto, ma, in poche sequenze, si traforma in un action vecchia maniera, con un'articolazione della sceneggiatura risibile e davvero poco intelligente, fino a complicare il tutto senza una giusta preparazione dello spettatore. Si maschera con una fotografia notevolissima (firmata dal doppio Oscar Chris Menges), taglia e cuce pezzi dal repertorio britannico più adeguati alla situazione, si distingue per qualche nota di regia, ma rimane un film non riuscito di un neo-regista che ha bisogno di trovare uno sceneggiatore diverso tra le mani, perchè il suo oscar nel settore era più che altro alimentato dalle correzioni di Martin Scorsese.

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