I film "cool" di San Valentino

Iniziamo con delle belle annotazioni "no-sense". Da dove deriva il termine "Cool"? Lo ignoro, ecco. E' inglese, accompagna varie fasi storiche e oggi è diventato un intercalare usato soprattutto (ma non solo) nel campo artistico. Il gruppo dei film "Cool" per San Valentino racchiude quelle scelte non in linea con lo spirito romantico espressione della festività anche religiosa ma che presentano, più o meno, una rappresentazione realistica attuale riguardo alle complessità della tematica amorosa, analizzate e portate sullo schermo con piglio innovativo ed evitando le solite smancerie o i canovacci tradizionali. A ciò si aggiunga anche un certo "sperimentalismo" formale.



I Cool



Per Essere "Cool" un film romantico deve avere due caratteristiche basilari (anche non insieme): deve essere indipendente (in qualunque modo) e deve essere politicamente scorretto (ovvero ribaltare l'immagine comune, attraverso tecniche dissacratorie, enfatiche, grottesche, ma anche realiste, minimaliste, anticonformiste). Può entrare nella categoria dei "cool" anche quella tipologia di film d'amore che si lega indissolubilmente ad uno stile autoriale ed entra a far parte della poetica del regista con piena continuità. Per dire, il "Barry Lindon", antitesi del romanticismo, è sia indipendente per il carattere di realizzazione maniacale di Kubrick, sia politicamente scorretto, in quanto raffigura una realtà fuori dai soliti giochi elementari e piena, crivellata di ambiguità, sfumature e di un amore interessato e crudele, sia con un preciso stile autoriale, che interagisce perfettamente con la poetica del regista e ne costituisce un tassello importante.

Quindi cominciamo....

Il film romantico "cool" normalmente non ha molta visibilità al botteghino. Ma le eccezioni confermano la regola e l'eccezione in questione si chiama "(500) Giorni Insieme", piccola sorpresa firmata Mark Webb. E' cool perchè usa uno stile composito e naif, molto affine al videoclip, di cui Webb è stato per anni artefice. E' cool perchè la relazione amorosa viene praticamente capovolta con un lui tenero e cucciolo e una lei aggressiva, non interessata ad auna storia a 360gradi. E' cool perchè fa uso del montaggio e della soundtrack con un valore estetico e di significato non indifferente. E' cool perchè mette assieme la coppia più cool (scusate la ripetizione,sic) che sia possibile nel cinema moderno, Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel, due indie-actor che accettano le sfide e le scommesse come pochi altri. Infine è cool perchè nel titolo originale,"(500) Days of Summer", compare il nome della protagonista, Summer appunto, con un significato analogico ampio e legato alla struttura del film. Il titolo italiano l'ha rimosso. (Se ne saranno accorti soprattutto?).

Proprio parlando di titoli, un vero cult e semi-capolavoro è "Eternal sunshine of the spottless mind"
del geniale Michael Gondry, con il titolo, davvero rimarchevole, allusivo della tematica, tratto da Alexander Pope. I nostri titolisti hanno avuto l'illuminazione di ispirarsi alle commedie di Julia Roberts (approfittando anche dell'ambientazione powerful della pellicola) e lo hanno distribuito con il seguente: "Se mi lasci, ti cancello". Se la Guerra Punica l'avessero vinta i cartaginesi sarebbe stata una cosa meno grave e deleteria per la nostra penisola (e non mi riferisco solo a questo caso, ma ad una serie indicibile di scempi linguistici che autorizzerebbero a sconfessare i contrari alla tortura capitale, LOL). Orbene il film della "dimenticanza" è uno dei casi più cool del romanticismo (e dell'antiromanticismo) del nostro secolo per varie ragioni. In primo luogo perchè è una follia sul modello degli altri film sceneggaiti da Mr. Charlie Kaufman, con l'aggiunta non da tener sottogamba dell'estrosità visiva e delle complicanze originali e ipnotiche di Gondry, che crea piccoli "poemi d'arte", dimenticandosi spesso dello script (come in "Green Hornet"). In questo caso è proprio la scrittura di Kaufman a farne un film ispirato, alternativo, ambiguo, profondamente maturo, senza nessun difetto sostanziale. E' cool anche perchè mette insieme una coppia di veri camaleonti dello schermo e fa apparire la Winslet allo stesso livello di un fantastico Jim Carrey. Per entrambi, un'operazione che supera di gran lunga i loro altri lungometraggi. E', quindi, una manifestazione di arte contemporanea spesso conturbante, spesso dolce, spesso orrorirfica, spesso priva di senno. E conquista dalla prima all'ultima sequenza. Gondry, spesso, introduce la tematica amorosa e ciò è evidente nel più piccolo e meno riuscito (ma anche più estremista nel contatto con l'elemento immaginario) "L'arte del sogno" con Gael Garcia Bernal e Charlotte Gainsbourg. La complicazione visiva non è affiancata da una sceneggiatura solidissima, eppure tra i due personaggi nasce un'empatia onirica che invita ad una diversa angolazione affascinante.

Ultimo film "cool-strano forte" è la gemma applaudita di Miranda Jury, presto di ritorno con "The future", prima al Sundance ora a Berlino. "Me and You and Everyone We Know" è un pò la quintessenza dell'alternativa voglia di uscire dagli schemi senza autocompiacimento, ma con cinismo e  tenerezza, inettitudine e complessità. La storia dei due personaggi principe è già di per sè problematica. Ed è cool tutta la problematica che sta attorno a loro, è cool l'atteggiamento della donna, un'artista, che diventa un'ossessiva a caccia dell'amato commesso di un negozio di scarpe. E' cool l'atteggiamento dei bambini che chattano per incontri. E' cool soprattutto l'originalità, mai fine a sè stessa, ma inserita perfettamente nel contesto narrativo.


Il ritratto indie continua nettamente con altri due titoli: "Once" "Blue Valentine". Il primo è un singolare ed emozionante esempio di commistione unica tra cinema e musica ed è proprio la dolcezza delle note di Glenn Hansard e Markéta Irglová a determinare un affiatamento con lo spettatore senza precedenti. E' cool perchè è vitale, anticonformista, lontano anni luce dal cinema Hollywoodiano, capace in un sol frammento di descrivere la conformazione culturale di un paese e di due anime in fuga, con tanto di rimando al dittico di Richard Linklater e con, in più, veri gioielli cantati, tra cui spicca la vincitrice dell'Oscar "Falling Slowly". Eccola sotto.

Music From The Motion Picture Once

di Glen Hansard and Marketa Irglova



Di "Blue Valentine" parlerò in seguito con apposita recensione. Vi anticipo che è un film viscerale, innovativo anche sotto un profilo fotografico, caratterizzato da una pluralità di momenti forti, anche fortemente erotici e con interpretazioni asciutte e naturali. Il carattere indie è affiancato da una forte naturalezza.


Affine, in parte, a questi due titoli, per qualche caratteristica formale e contenutistica è il film migliore di Sofia Coppola, "Lost in Translation" (vera big surprise "cool-commercial-chic" degli ultimi anni), a cui i nostri titolisti hanno aggiunto un esaustivo "L'amore tradotto". La pellicola della Coppola è di una sincerità disarmante, immersa nei chiaroscuri tecnologici della Japanese-mania, con tanto di super-gadget e ambienti per nulla orientati all'immagine da cartolina (Woody, guarda e impara). Articolato come un incontro fortuito e con finale che toglie il fiato in quanto a impossibilità di tradurre da parte dello spettatore il significato di quelle ultime parole (sempre che non siano semplici sibili) sussurrate all'orecchio, racconta la storia di due "solitudini" ad alta differenza d'età con Bill Murray gigione e Scarlett Johansson efebica e conturbante come poche. 


Su un livello parzialmente diverso, due opere più tradizionali all'apparenza, in realtà importanti su due profili alternativi. "Two lovers" e "Beautiful Thing". Al di là delle caratteristiche formali, molto differenti, e improntate, nel caso della prima pellicola, alla ricostruzione da melò, nel caso della seconda al tipico dramma di periferia dei quartieri inglesi con tocchi "social" inclusi, quello che ci interessa è la tipologia delle storie. "Two lovers" è il film della consacazione di un regista spesso sottovalutato, James Gray, che trasporta la carica erotica e la tensione corale evidente nei suoi film precedenti con contenuto affine al "gangster-crime-movie" nel classico intreccio triangolare sentimentale, con protagonista un immenso Joaquin Phoenix e due grandi amanti-amori altrettanto in gamba, Gwyneth Paltrow e Vinessa Shaw. Il film ha dalla sua una peculiarità che deriva dalla capacità di affrontare il melò con sguardo sporco e senza limiti di ordine censorio. E ne viene fuori un prodotto duro, che non filtra, come i vecchi classici del genere, ma riesce a far apparire la storia per quella che è, dando piena vita ai personaggi. L'intento autoriale di Gray è evidente. "Beautiful Thing" è un film che "normalizza" (termine orrendo, lo so) un amore omosessuale nato nell'adolescenza tra due ragazzi soggetti, in forme diverse, alla stessa limitante vita di isolamento e sopruso. Il film, diretto da Hettie Macdonal, è uno sguardo per nulla filtrato, anche in questo caso, ma capace di entrare facilmente in empatia con lo spettatore tra dolcezze e sgaurdi sinceri. Con un giovane cast, "Beautiful Thing" è uno dei migliorei esempi di cinema "adolescenziale" e di cinema "lgbt" degli ultimi anni, immediato e senza fronzoli non necessari.


"Cool" significa anche "sporco", secondo la mia concezione. E "sprochi" sono due film come "Secretary" e "Closer". Anche se con risulati non sempre incoraggianti. La tipologia di amore in "Secretary", successo di Shainberg, con nel cast due attori fantastici e spesso ridimensionati come Maggie Gyllenhall e James Spader, potrebbe sconvolgere i benpensanti. Si tratta di un amore apertamente masochista, esposto ad ogni forma di abnegazione volontaria, anche sessuale. E' un film scomodo, anche perchè parte con una definzione del carattere femminile poco consona allo sviluppo successivo del film. Lee Holloway viene infatti da una comunità di recupero psicologico e il suo rapporto con il capo Edward Grey non può non essere interpretato secondo quest'ottica. Va dato atto al copione di sapere creare situazioni grottesche e ciniche e in questo sta la sua componente fortemente "Cool". Anticonformista e spinto, è da evitare, comunque, per chi può ritenere offensivo il messaggio (a scopo educativo, si intenda), è azzeccato per chi si diverte dinanzi al sesso. "Closer" è un film estremanete deludente, diretto da Mike Nichols (che sembra aver perso dal "Laureato" o quasi il senno, che peccato...) e con un cast corale di primo livello in cui Natalie Portman surclassa la Roberts senza possibilità di appello e in cui Owen e Law si mostrano ragazzetti incolore (soprattutto l'ultimo) o poco dotati. La storia è "sporca" e il film è un "cult" per le ripetute scene a contenuto sessuale e l'atmosfera torbida che circonda i personaggi, oltre alle volgarità verbali. Sta di fatto che non l'ho trovato per nulla un film eccitante.


Ultimo un film vecchiotto (del 1989) diretto da uno spumeggiante Danny de Vito, anche se con qualche scivolone da pura gag e l'impossibilità di reggere a lungo (visto che l'attualità supera di gran lunga la fantasia, tanto più la fantasia di fine anni 80) è "La guerra dei Roses", con Michael Douglas e Kathleen Turner, in amore, sposati e subito dopo in una lotta estenuante senza colpi mancati, con un finale grottesco d'effetto.



Ora...Mi sento tanto "cool"...

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