Review - La Passione




5.0 su 10


Dalla Mostra di Venezia, a cui ha partecipato senza risultati (è stato uno degli artefici del "disastro" italiano, a sentire la dichiarazione della stampa, per la mancanza di un premio al nostro paese), il messaggio è stato chiaro: "La passione" è dei quattro contendenti del Belpaese (tra Costanzo, Celestini e Martone) il film più commerciale. Ed è l'unica verità incontestabile, perchè il film di Mazzacurati è quello potenzialmente più vicino ad incontrare i gusti del pubblico, partendo dalla semplicità del canovaccio e per un cast di impatto notevole, con un Guzzanti-folle e piccoli grandi attori da commedia, Orlando, Battiston, decisamente in luce negli ultimi anni, e due attrici belle e brave, Smutniak e Capotondi. E' un film leggero, scorrevole, anche capace di strizzare l'occhio ai cultori di sketch televisivi e serialità complesse e corali, alla Boris per intenderci (almeno nella scelta di un regista in crisi creativa, contorniato da meccanismi cinematografici e qualche caratura grottesca, privata del cinismo che si addice ad un cult come la serie-tv prodotta da Sky). E poi? Poi basta. "La passione" è un'inutile divertissment di un autore che si sta perdendo, non sempre verosimile, a volte sciatto nell'impostazione dei caratteri, troppo veloce nel tirare la conclusione, incapace di reggere ritmi da commedia pura e tendente all'ibridismo vecchia maniera, con una vena di poeticità finale che non è il meglio. E se le storie sembrano scollegate, oppure forzate, e se alcuni attori fanno la loro semplice comparsa, sfidando il ridicolo, e se tutto sembra un'esagerazione italiota, i problemi ci sono eccome. Tanto da far pensare realmente che l'unico in grado a fare una commedia eversiva (e poi non lo è nemmeno) è Zalone. Per il resto, Mazzacurati non ha mordente e il suo film è una mezza-boutade mascherata da prodotto commerciale e con soggetto accattivante. Ma la sceneggiatura? Misteri della Fede.

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