Review 2011 - The Fighter




8.0 su 10

Non c'è molto di nuovo in "The fighter". E' un film sulla boxe e non può essere qualcosa di sbalorditivo e sorprendente. E' una pellicola solida, tradizionale, ben articolata su un piano narrativo. L'unica novità del film è l'ottica, l'impostazione. Piuttosto che concentrarsi sul ring, "The fighter", non dimenticando momenti sportivi notevoli e carichi di tensione, preferisce scavare nel fondo delle dinamiche famigliari, cogliendo la complessità dei rapporti e sfumando i caratteri, fino a farli apparire reali, non sovraccarichi (e Bale fa un ottimo lavoro su un personaggio borderline difficile da mettere in scena, per la complicazione di istanze piscologiche multiple, a cui aggiungere la necessità di evitare una tipizzazione facile). L'altra grossa forza innovativa del film sta nel carattere rude, tipico della nuova generazione indie statunitense. E' proprio la componente indie, anche a livello fotografico e di ricostruzione scenica, a costituire una marcia in più. Il regista, David O. Russell, mostra un'attitudine lineare, priva di elementi geniali, ma compatta, viscerale e potente, da conquistare lo spettatore e delinea caratteri tutt'altro che banali, in cui si bilanciano forze di passiva accettazione e forze di ribellione e rabbia interiorizzate. E così che Melissa Leo diventa una madre-manager violenta (che picchia con forza il compagno), mentre la compagna del figlio minore, una straordinaria Amy Adams, è altrettanto risoluta, manesca, con un atteggiamento da "dura" involontaria che è spaventoso, considerando i trascorsi (a parte "Junebug") zuccherosi o comunque non così alternativi dell'attrice. Il protagonista, Mark Walbergh, non spicca per espressività, ma riesce comunque a definire i due lati del suo personaggio, quello coinvolto nelle dinamiche famigliari e quello ambizioso, che cerca la propria realizzazione.Un film che punta al cuore e ci riesce, senza banalità o melensaggini. Rappresenta il lato commerciale del cinema indie statunitense.

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