Tv-Movie of the Day - American Beauty


Stasera su Rete 4 alle 23,30
Ritratto speculare e poco fuorviante della società borghese statunitense.
Esteticamente perfetto.
Cinico, morboso, malato al punto giusto, “American beauty” consolida
suo stato di instant-classic, strizzando l’occhio, cercando la battuta
effetto, rendendo un discorso e una storia atipici, non soltanto digeribili,
introiettandoli nelle manie e nei comportamenti più segreti, remoti, in
dello spettatore. Precursore iconografico e registico dai tanti imitatori,
celebre color rosso, passionale, ammaliante, intenso, ma anche vendicativo,
tragico, che vive nella vasca della seduzione acerba, nel cadere di petali
rosa levigati, quasi fossero raso prezioso e velenoso, nel sangue esploso
bianco di un’umida parete, la pellicola emerge per un tratto registico
mai sfumato, per il gusto della diversità e del proibito, per la geniale
parossistica critica sociale, per le invenzioni, per i dialoghi, per lo
finale, per le nevrotiche interpretazioni dell’oscar Kevin Spacey e
sfiancata, dispertata nell’ascesi sociale, Annette Bening, dell’oppresso,
angosciato, rigidamente impostato Chris Cooper, della labile, incauta,
bambinesca lolita Mena Suvari. Niente è come appare, in ogni cosa
segreto, in un mondo arrivista, snaturato, pornografico, violento.

Era il 1999, e Mendes faceva bingo con una sceneggiatura off-limits di Alan Ball e un super cast.
Vinse 5 Oscar, ma tagliò le ali all'emergente Mena Suvari e vide, da allora in avanti, un Kevin Spacey in fase calante. Anche la Bening avrebbe avuto fasi non esaltanti. Thomas Newman alla colonna sonora, ma di più di ogni cosa ci si ricorda una busta volante trasportata dall'aria e un sogno con una vasca ricolma di petali rossi di rosa.

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