Review - RCL - Ridotte capacità lavorative

Paolo Rossi va a Pomigliano per inquadrare la situazione dello stabilimento Fiat. Intento nobile, documentaristico, potenzialmente esplosivo. Ne esce fuori un prodotto che andrebbe bene per una seconda serata televisiva di scarsa qualità, con un piglio leggermente più esaustivo di Vespa (ed è tutto dire) nell'aria di collocazione di Ballarò, con l'assetto in esterna di "Report" (solo che dell'ultimo non ha nulla a livello argomentativo nè alcuna forza da denuncia). E Rossi è il solito gigione-pagliaccio, per altro poco incisivo. La stessa "necessità-virtù" di realizzare un film nel film poteva essere sorprendente, ma il metalinguaggio non funziona per nulla e fa scorgere solo le manie di grandezza dell'artista-principe che cita Chaplin di "Tempi Moderni" con troppa facilità e mette insieme delle interviste che, nella loro contraddizione, non sono incisive. Alla fine, il solito esito a "tarallucci e vino" con Rossi chiamato a fare da paciere, o meglio del tutto interessato alla terminologia contrattuale, che cerca di trovare qualche brillante metafora da film (è il caso della catena di montaggio, inquadrata come una scala mobile da percorrere al contrario), fa piangere per pressappochismo. E di Pomigliano, Malchionne, gli operai, il sindaco, non resta molto. Anzi il servizio non mostra le ripercussioni sui lavoratori, solo il fatto, asettico, senza esplodere. La cosa più interessante è la definizione di "RCL", una sorta di centro punitivo per i più politicizzati, a cui si aggiungono coloro che non hanno più possibilità fisiche di svolgere il lavoro, e un prete che sembra provenire dal Sud America, e che mostra spirito critico e intelligenza fuori dal comune. Dirige Carboni. Il prodotto non è cinematografico, scarsissimo di mezzi, poco ispirato e soprattutto un buco nell'acqua. E la Guzzanti ne vien fuori, a confronto, come Orson Welles.

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