Cigno Bianco e Cigno Nero. Aronofsky giganteggia e ritorna al classico tema del doppio, ne fa un melò psicologico, un thriller morboso, una danza macabra di vita, un viaggio mentale riprodotto su scala esteriore. E' un Aronofsky che ritorna al passato, abbandona la new-age de "L'albero della Vita" e la corposità viscerale di "The wrestler", ed intesse una storia di ambizione, tradizionale, che cita/controcita classici artistici, modelli, rielaborazioni. "Black Swan" è un film dell'orrore, tutto basato sulla splendida e inquietante interpretazione di Natalie Portman, che si muove come un cigno regale, ma che soprattutto è fisicamente perfetta per la parte, tanto da vincere il confronto con Mila Kunis, che viene davvero dalla danza, co-protagonista più incline alla sensualità. Il lavoro della Portman è di una straordinaria immedesimazione. Con Aronofsky, il modello di elaborazione recitativa abbandona la carica da Actor's Studio, ma, come nel caso di Mickey Rourke, rafforza la carica emotiva e viscerale. Anche il resto del cast è su livelli altissimi, e colpisce soprattutto nella caratterizzazione, ambigua, Barbara Hershey, interprete di una madre piscologicamente complessa. Ritorna anche Winona Ryder, con una prova misurata (e un ruolo davvero difficile) e Vincent Cassel, l'attore francese più americano ed espressivo, vicino alla vecchia guardia da "gangster-actor". La danza diventa un cantro/controcanto che riesce bene ad inserirsi, anche grazie alla perfetta scelta di musiche classiche rielaborate, nella narratività del film. Perfetto il lavoro tecnico, dalla resa fotografica del fidato Matthew Libatique, ai costumi. Ma il clou del film è nell'ultima mezz'ora, in cui il climax emotivo raggiunge il culmine con l'elaborazione dell'elemento teatrale, la citazione cinematografica alla "Eva contro Eva", e in cui emerge la duttilità del cast e la mostruosità della permormance della Portman, con la mano di Aronofsky a orchestrare il concerto delle componenti. Fino alla perfezione.
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