Tv-Movie of the Day -La prima linea

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Ennesimo film imperfetto, ma con quei guizzi che non possono essere elusi. "La prima linea" di Renato De Maria è un tentativo di competere con il cinema europeo di successo, quello che ha trasformato Mesrine in un classico cinematografico di gran spessore (con un Cassel formidabile) e che ha lanciato una versione lunga e apprezzata del bandito "Carlos" , per la regia di Olivier Assayas. Anche il film sulla Banda Baader Meinhoff, per intenderci. La lettura-rilettura della storia di un paese è spesso complessa e nel caso dell'Italia, tra Segreti di Stato e formulazioni in fieri, è ancora più difficile. Anche per l'abitudine di una politica che grida "A lupo! A lupo!", appena si tocchi l'argomento terrorismo rosso, nero, anni '70, '80, '90. Caso più unico che raro. E a farne le spese è stato anche il Placido di Vallanzasca, criticato a priori, tacciato di spettacolarizzazione senza umanità.  "La prima linea" ha dovuto rinunciare al sostegno dello stato, a cui non rinuncia quasi nessuno, per le polemiche circa la rappresentazione di un terrorismo umanizzato, con la scelta della coppia Susanna Ronconi e Sergio Segio, terroristi di sinistra, fondatori di un'organizzazione operante tra i '70 e gli '80. Il film di De Maria non umanizza i personaggi, nel senso che non li giustifica, nè mostra un'accettazione ideologica del loro agire, anzi ne fa avvertire le profonde crudeltà e le contraddizioni marcate, ma non può nemmeno perdersi a condannarli con continuità e ne fa emergere, nonostante la freddezza delle loro azioni, la presenza di sentimenti universali e di sfumature introspettive, non dimentico di  una sorta di autocritica, con il Segio di Scamarcio che ammette, in carcere, in una sorta di intervista ricostruita, i suoi errori e il suo rimorso. In tutto questo, non vedo alcuna traccia di apologia storica, nè intento ideologico. Polemiche senza senso. Il film è ben strutturato, sul piano temporale e tiene alta la tensione. E' chiaro che in molti casi l'elemento televisivo sia eccessivo, anche per via degli scarsi mezzi produttivi. E così, l'esplosione finale è farlocca e visivamente mal realizzata, mentre le scene d'azione sembrano uscite da una fiction della domenica sera. Non per questo, il film non ha una propria caratura stilistica. De Maria intreccia documenti d'epoca con le sequenze narrative e riesce a mantenere un livello cinemtaografico (e non televisivo) grazie anche alla cura della ricostruzione storica. I vestiti, le auto, la fotografia, sono in grado di garantire un resoconto storico coerente, a cui si aggiunge un'evidente riaggiornamento. Se la cava meglio Scamarcio che la Mezzogiorno, qualcosa manca, ma una visione è comunque consigliata. Sempre che non crediate si tratti di un kolossal europeo alla "Nemico Pubblico N.1". Per quello, occore far luce sulla storia, ancora chiusa in zone d'ombra.

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