Review - Porco Rosso (1992)





Uscito dopo 18 anni in Italia, grazie all'intervento della Lucky Red, "Porco rosso" è firmato Hayao Miyazaki. Un Miyazaki estremamente creativo, completamente avvolto dalla dimensione reale, poco propenso alla visione onirica (anche la metamorfosi è una maschera e non la realtà), in grado di assorbire componente storica (il riferimento netto, nettissimo, al fascismo) e visione geografica (con un'Italia estremamente viva, seppure animata, in cui la bellezza georafica non è risolta tramite computer, ma attraverso la perizia, come consuetudine dello Studio Ghibli, del disegno artistico, composito). La storia di Porco, inserita nel magico mondo dell'aviazione (l'epoca degli idrovolanti), è insieme un racconto avventuroso e riflessivo che mette insieme amicizia, senso dell'onore, patriottismo, quasi partigiano, amore, sfuggevolezza, paternità. In 90 minuti, il grande Hayao mescola il livello smaccatamente ideologico con una visione prettamente acritica, in cui i pirati del mare non operano con cattiveria estrema, ma seguendo criteri autoimposti che non sanno nemmeno giustificare e in cui il contrasto è risolto dalla lotta ma anche da una pacificazione basata sui medesimi ideali di riferimento. Anche il tema dell'adolescenza ritorna ed è vicino all'ottica del maestro, che delinea ritratti femminili imberbi, dotati di coraggio entusiasmante e di forza "maschile". L'elemento tradizionale e sociale si unisce ad una componente pseudo-fantastica viva che potrebbe conquistare i bambini. E' uno dei casi in cui Miyazaki evita di rappresentare le paure infantili e crea un mondo meno paradossale e infausto, più rasserenato, con picchi di drammaticità e un finale che è un inno insieme sospeso e non detto, e per questo vitale. "Porco rosso" è una poesia visiva in movimento, in cui la mostruosità va di pari passo con la bontà.

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