Review - The Other Guys (Gli altri due)




Da un film che ha superato di gran lunga 100 milioni di dollari al boxoffice americano, ci si aspetta un'americanata. "The other guys" è forse l'americanata  per eccellenza, tradotta in termini poco ortodossi, ed è anche una pseudo-parodia del mondo action di bassa lega, a cui aggiungere un umorismo che sfocia spesso nella vera idiozia, nel no-sense, ed una sceneggiatura che traballa constantemente tra inettitudine, sradicamento del mito del poliziotto con onore, e segmenti che sembrano scritti da uno sceneggiatore alle  prese con continui rifacimenti dell'opera, eterogenei, con in testa una geniale storia, che finisce per diventare un film senza nè capo nè coda. E' proprio l'assoluta atipicità di una pellicola che parte con il botto, a metà strada tra l'A-Team e qualche saga poliziesca anni '80, con una lunghissima sequenza di pura action in cui Dwayne Johnson e Samuel L. Jackson mostrano il tipico lato testosteronico di eroi della città, in una sorta di misto tra uno Stallone qualsiasi e un Iron man dei nostri tempi in quanto a presenza scenica, a colpire. Ben presto compaiono i due veri characters principi (interpretati da Mark Walhberg e Will Ferrell), antitesi problematica e strafumata dei poliziotti di azione. Di poi, l'assunto tradizionale si inerpica su  gag divertenti e momenti senza senno, in una narrazione che alternana freddura a relazioni amorose (con una autoironica Eva Mendes), piste e inseguimenti, inframezzati, a loro volta, da discussioni continue (con tantissimi momenti eccessivi), mentre la narrazione portante sfugge a qualsiasi logicità. La caratteristica del film è appunto la sovrabbonda di citazioni, di parole, di set, di personaggi, di dialoghi, di clichè, di abbozzi. Ecco, se cercate un prodotto divertente, non c'è solo questo in "The other guys". C'è il caos e una certa tendenza allo strafumato e al nuovo. Atipica è anche la recitazione, e in particolare Ferrell è da antologia. Scommettiano che questo film possa piacere a chi delle americanate non ha una buona considerazione, e che, di solito preferisce, un film di genere. E Adam McKay ha revisionato il poiliziesco in modo imperfetto, a volte pedante, a volte geniale.

In Italia dal 19 novembre al Cinema.

Commenti

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