"Easy A" è il perfetto sposo di "Zombieland". Il comune denominatore è dato dalla presenza, nel cast, di una spigliata e alternativa Emma Stone. Ma non è tutto qui. Come nel caso di "Zombieland", "Easy A" ha dalla sua una scrittura brillante, infarcita di citazioni, da canovaccio classico ma anche profondamente originale. Una rivisitazione moderna e alternativa della "Lettera Scarlatta" di letteraria memoria. Nelle mani di Will Gluck, la pellicola assume toni metacinematografici, surreali, unisce commedia, a digressione sociale paradossale e cinica, rappresentazione molteplice ed edulcorata di "tipi" che hanno, a differenza del solito, una propria sostanza. L'elemento indie è da tenere presente per comprendere il carattere "politicamente scorretto" di alcune scelte di copione, non usuali per un cinema adolescenziale blockbuster. La Stone è una "mina vagante", in grado da passare dal ruolo della verginella smarrita all'identificazione con la donna tutto sesso (in teoria), dotata di un umorismo nerd molto efficace. Proprio attorno al suo personaggio, ruota una storia composta da tante microstorie, legate sempre dalla tematica sessuale. E così che il cast si accresce di tanti attori per tanti personaggi, a differenza del solito, piuttosto azzeccati e al contempo di una certa rilevanza (più che di un film, l'analisi, nonostante la breve durata, garantisce una caratterizzazione ampia, più vicina al serial giovanile). Il cast è da urlo, con Thomas Haden Church, Patricia Clarkson, Lisa Kudrow, Stanley Tucci e dei giovani promettenti, di cui emerge, appunto, la Stone per carisma e professionalità. E le citazioni di John Hughes e il riferimento alla "lettera Scarlatta" versione 1926 con Lilian Gish sono la ciliegina. Soprattutto quando la Stone imita un'imbarazzante Demi Moore e consiglia caldamente di evitare la sua trasposizione del 1995, con tanto di accento finto-british troppo marcato per essere tale. Il film cita, con il personaggio di Amanda Bynes e il suo gruppo, le scuole conservatrici di stampo religioso, diffuse capillarmente nell'America repubblicana-bigotta (come in "Saved!").
"Easy A" è il perfetto sposo di "Zombieland". Il comune denominatore è dato dalla presenza, nel cast, di una spigliata e alternativa Emma Stone. Ma non è tutto qui. Come nel caso di "Zombieland", "Easy A" ha dalla sua una scrittura brillante, infarcita di citazioni, da canovaccio classico ma anche profondamente originale. Una rivisitazione moderna e alternativa della "Lettera Scarlatta" di letteraria memoria. Nelle mani di Will Gluck, la pellicola assume toni metacinematografici, surreali, unisce commedia, a digressione sociale paradossale e cinica, rappresentazione molteplice ed edulcorata di "tipi" che hanno, a differenza del solito, una propria sostanza. L'elemento indie è da tenere presente per comprendere il carattere "politicamente scorretto" di alcune scelte di copione, non usuali per un cinema adolescenziale blockbuster. La Stone è una "mina vagante", in grado da passare dal ruolo della verginella smarrita all'identificazione con la donna tutto sesso (in teoria), dotata di un umorismo nerd molto efficace. Proprio attorno al suo personaggio, ruota una storia composta da tante microstorie, legate sempre dalla tematica sessuale. E così che il cast si accresce di tanti attori per tanti personaggi, a differenza del solito, piuttosto azzeccati e al contempo di una certa rilevanza (più che di un film, l'analisi, nonostante la breve durata, garantisce una caratterizzazione ampia, più vicina al serial giovanile). Il cast è da urlo, con Thomas Haden Church, Patricia Clarkson, Lisa Kudrow, Stanley Tucci e dei giovani promettenti, di cui emerge, appunto, la Stone per carisma e professionalità. E le citazioni di John Hughes e il riferimento alla "lettera Scarlatta" versione 1926 con Lilian Gish sono la ciliegina. Soprattutto quando la Stone imita un'imbarazzante Demi Moore e consiglia caldamente di evitare la sua trasposizione del 1995, con tanto di accento finto-british troppo marcato per essere tale. Il film cita, con il personaggio di Amanda Bynes e il suo gruppo, le scuole conservatrici di stampo religioso, diffuse capillarmente nell'America repubblicana-bigotta (come in "Saved!").
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