Review - Dogtooth (Kynodontas)





Segnatevi questo titolo, perchè non è un semplice film. E' qualcosa, un qualcosa, una qualsiasi cosa, ma non un semplice film. Esperimento pseudo-sociologico alla base e un rimando folle, da tradizione orientale, oltre la tradizione del cinema orientale, eppure girato in Grecia da un greco, tale Giorgos Lanthimos, nome che non avremmo mai sentito se non fosse per lo status di cult della pellicola. E' un film di una violenza inaudibile e indicibile, che è psicologica ma anche visiva, e che non riguarda solo il nucleo famigliare della pellicola, ma arriva a devastare lo stesso spetattore (sinceramente mi devo riprendere dalla visione). Tanto che più che un film drammatico, lo si può definire un saggio di psicologia (psicopatologia) in un mondo distopico (che in realtà è invalicabile rispetto al mondo reale) in cui due genitori educano tre figli adulti nell'essere in tutti i modi parte integrante della famiglia e solo della famiglia, finchè non spunti un fantomatico canico destro, che può sancire l'abbandono della dimora. Una visione che, però, non si avvicina ad un modello alla Mulino Bianco, e che non è legata solo ad una sorta di patologia simbiotica sessuale. Si tratta, infatti, di un'educazione che dalla tenera infanzia ha tappato qualsiasi possibilità di allontanamento fisico, che ha fatto della realtà qualcosa di modificabile, tanto che un vecchio registratore prorompe le parole da introdurre nel vocabolario famigliare (il vecchio gioco di dare nome alle cose, necessario per un bambino), che non corrispondono al significato semantico riscontrabile nel mondo esterno (e così l'organo sessuale femminile diventa una tastiera). I rapporti famigliari, smussati solo dalla presenza saltuaria di una donna-surrogato sessuale per il ragazzo maschio (che in realtà porterà il lesbismo in casa), vengono enfatizzati con scene crudeli, anche di percosse che sembrano essere vivide. Nel film, c'è anche una scena di feroce sequenza contro gli animali. Eppure, non si tratta di uno splatter, ma solamente di un film diverso che tende ad una rappresentazione allucinata del mondo che ci circonda. I vestiti chiari degli uomini, come i loro caratteri fisici, sono imbevuti di una violenza visibile e carica anche di tensione nascosta. Il film è inquietante e originale. Legge e rilegge la società, ed è da tener presente per chi indaga la fenomenologia della famiglia, in tutti i suoi aspetti, anche più perversi.

Commenti

  1. bravo francesco, io sono un fan di Lanthimos.
    questa è comunque una pellicola "facile", eheh. se vuoi mettere alla prova la tua capacità di sopportazione prova questo: http://robydickfilms.blogspot.com/2010/06/kinetta.html :D

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  2. letta la recensione, fantastica, as usually...scritto un commento (mi fido del giudizio 1, eheh).

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  3. ahah! sei simpaticissimo francesco, grazie per la visita. ti rispondo qua così lascio di là il tuo commento come ultimo...
    fai bene a seguire il giudizio 1, hai ben inteso e fatto tua la recensione, e guarda, lo ammetto, credo che kinetta sia forse il solo caso di cinema puramente sperimentale che sia riuscito a comprendere in qualche modo.

    su una cosa certo concordiamo: Lanthimos è uno dei geni del cinema europeo contemporaneo. peccato non faccia molta roba, ma d'altronde a quei livelli quanti film puoi fare?

    ciao :)

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  4. Ciao roberto, grazie per il simpaticissimo. Grazie anche per il commento.

    Non sono ancora pronto per questa tipologia di film, come ti ho detto, ma prima o poi ne uscirò vincente (sebbene, come oggi, leggermente disgustato). Non è che mi dia fastidio il carattere sperimentale ma proprio le sequenze raccapriccianti. Lanthimos è sicuramente un piccolo genio, e come hai detto tu, anche tecnicamente è altrettanto forte. Sicuro non sarà un fuoco di paglia come regista. E poi, scusa l'ovvietà, meglio pochi film ma buoni che tanti film senza idee.

    Ciao;)

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