Film queer of the Week - "Hedwig - La Diva Con Qualcosa In Più"

Fare una pellicola del genere è rischioso. Ma al regista John Cameron Mitchell, potete chiedere questo e altro (e per altro intendiamo il sesso eplicito di "Shortbus", film malato, sex-orientad). E il suo primo film è una sorta di manifesto queer a tutto tondo, che oltrepassa, attraverso il musical, ogni ambivalenza e possibilità sessuale. Il termine queer è adatto anche perchè il personaggio Hedwig, interpretato dallo stesso regista, è un essere pansessuale, che racconta la genesi del trasformismo anatomico che lo caratterizza e dei cambiamenti che attua al proprio corpo. Ad un certo punto, tramite vignette decorative, si esplicita il contrasto tra il lui e la lei del personaggio, favorendo una fusione che non sarà mai definitiva. Si parte dalla Germania dell'Est, e si arriva al mondo occidentale, prima la Germania dell'Ovest, poi un tour negli Stati Uniti. La storia di Hedwig è un continuo aggrovigliarsi su personaggi e situazioni, un film in cui domina la presenza scenica di una rocker che fa la cabarettista, raccontando la sua storia. E se molti tasselli non quadrano a dovere, è perchè li si affida all'attimo, all'estrosità visiva, al cambiamento repentino, alla volontà di stupire lo spettatore. Il ritratto è un misto di realtà e finzione, di comprensione e di annullamento. E' un film che mira a contestare la tradizione, e mina il concetto di identità di genere, o meglio lo allarga. In qualche punto, il risultato è sorprendente, in altri piuttosto disturbante. Ma Mitchell sa che per colpire al cuore, deve colpire alla vista e crea un essere mutevole che ha un'anima contraddittoria e degli atteggiamenti buoni/cattivi inscindibili da ogni persona. E Hedwig sa intrattenere, ferire, star male, essere dolce e crudele, in modo sconvolgente, ovvero forzando continuamente le situazioni e lanciando un gancio destro allo spettatore comune, che sia interno o esterno al film. E finalmente il musical rock spacca. Di brutto.

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