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Adele e l'enigma del Faraone



"Adele e l'enigma del Faraone" è un'avventura in stile Indiana con la grazia europea della regia, di Luc Besson. A differenza della scadente saga su "Arthure i Minimei", qui Besson realizza un piccolo capolavoro di azione e intrattenimento, spigliato e frizzante, dinamico ma anche emotivamente coinvolgente. Dalle strisce di Jacques Tardi, il personaggio di Adèle riviva su pellicola con il suo strano mondo popolato da figure a metà tra il reale e l'immaginario. L'emancipata donna è un'archeologa, ma anche una promettente politicante, affabile e persuasiva, mascolina e ingegnosa, ironica e sentimentale, dotata di una buona dose di fortuna, che baratta con un atteggiamento goffo talvolta (le scene dalla prigione). E' anche una donna profondamente radicata a quello che rimane della sua famiglia. L'intera società della Bella Epoquè rivive nelle vesti eleganti e nelle strade perfettamente pulite, nei libri decorati e nelle stanze in stile liberty, nella burocrazia imperante e inefficiente e nella vittoria dei divertimenti alla Moulin Rouge. C'è, come al solito, il museo dei reperti preistorici, uno pterodattilo, nome impronunciabile per il pubblico ufficiale incolto. Si respira aria da commedia. Ma anche capacità di rielaborazione di tanti tessuti narrativi e linguaggi cinematografici esistenti. Dialoghi a raffica divertenti e divertiti, simpatia e velocità. Il tempo vola, il film conquista, ed è una boccata d'ossigeno. Il cast è di ottimo livello e Louise Bourgoin una vera favola. L'ultimo Indiana Jones farebbe bene a lasciare spazio ad Adèle, più bella, spigliata, emozionante, simpatica e soprattutto più in grado di compiere delle nuove missioni, senza essere imbolsita e pesante nel fisico e nello sguardo.

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