Review - Scott Pilgrim Vs. The World




Da una graphic novel di Bryan Lee O'Malley, l'ennesima trasposizione di un fumetto al cinema. Qui la musica cambia, rapidamente, e sfida la logica, con tanto di straordinari effetti speciali e un marchio stilistico riconoscibile. I podromi per un exploit c'erano tutti. Ma Edgar Wright, regista di piccoli cult, non è il tipo che si lascia contagiare dalla facilità narrativa o dalla necessità di seguire standard adolescenziali. E, per questo, realizza il suo film, un videogioco, con tanto di vite bonus e punti per obiettivo, che arriva a smontare ogni verosimiglianza di reale (a parte la poco accennata attenzione alla necessità di chiudere definitivamente i rapporti). Il soggetto è semplice, riguarda il mondo amoroso. Ma lo svolgimento è del tutto diverso dal contesto tipico. E' un film che sfida i clichè e ribalta le situazioni tipiche, e, per farlo, il mondo ipercostruito e graficamente moderno è il posto migliore. La pellicola comincia con un tono volutamente normalizzato. Ma non per questo del tutto tradizionale. C'è un personaggio, un nerd dei nostri giorni, interpretato da Michael Cera, che passa di ragazza in ragazza (e la cosa è dissonante, rispetto al ruolo e all'immagine che ha), una ragazza dai tratti orientali, sua ultima conquista, ancora minorenne (Ellen Wong), un compagno di stanza gay, molto meno femminile dello stesso coinquilino,  che dorme nel suo stesso letto (Keiran Culkin), una sorella pedinatrice e ossessiva, praticamente incapace di staccarsi dal telefono (Anna Kendrick, che si mostra la vera fuoriclasse del gruppo).  E se già gli elementi inziali sono surreali, a seguito dell'incontro con una ragazza americana (Mary Elizabeth Winstead) comincia una sorta di folle lotta contro gli "exes" della stessa, che assomiglia ad un videogioco, in cui tutti i protagonisti sono immersi nel fiume dell'idiozia. Se la generazione anni '60 viveva con allucinogeni reali, qui l'intera realtà è completamente allucinata, un vero muoversi ad ostacoli in un mondo irreale, popolato da personaggi che sfiorano la macchietta, con tanto di superpoteri (un cult il vegano dagli occhi di ghiaccio). Il manga e il videogioco sono gli elementi simbolici della generazione raccontata, e la realtà si esplicita in queste due varianti. La cosa che sbalordisce è la capacità visionaria di Wright, che gira sequenze complesse, e riesce a far emergere continuamente, con angolature insolite, anche la profondità, senza inutile stereoscopia. In tutto questo il film è brillante e veloce, capace di sperimentare e di intrattenere. Il numero dei personaggi, ad un certo punto cresce a dismisura, e forse il vero neo sta nelle sequenze finali con un Jason Schwartzman fuori luogo e una scansione narrativa meno affascinante.

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