Review- "Howl- L'urlo"

Film lgbt of the Week-Part 1









"Urlo" dei registi Rob Epstein e Jessie Friedman non ha avuto la risonanza mediatica e critica che meritava. In molti hanno lamentato la difficoltà di integrare parti visionarie in un contesto narrativo. In realtà, ciò che riesce meglio al film è proprio la capacità di esprimere la chiave letteraria di Allen Ginsberg. E la struttura con quattro livelli di rappresentazione che si sovrappongono è geniale. In tutti domina una diversa angolazione del racconto, che permette di dare un'interpretazione completa, dettagliata, nonostante l'esiguità della durata. Il film è strutturato seguendo la storia di Ginsberg come uomo-poeta, nelle immagini in bianco e nero, come narratore di sè stesso, in quelle a colori, con la telecamera puntata e l'intervista di un giornalista invisibile, quella, a colori, ambientata in un'asettica aula di tribunale, in cui si dipana il processo sull'oscenità dello scritto "Urlo e altri poemi", e quella animata, che garantisce una sintesi generazionale e una descrizione visiva della poesia di Ginsberg e  un declamare coerente delle sue visioni. Vi è un'ultima parte che sta fuori dalla dimensione realmente strutturale e, compare, in pochi casi, intramezzata. Riguarda le fonti dicumentarie, con i veri personaggi, brevi spezzoni, immagini accostate, e un'ultima sequenza celebrativa e artistica insieme. L'opera risulta fortemente incline alla letterarietà, ma in questo si pone un altro tratto distintivo. Analizzando la figura di Ginsberg, l'intento pare chiaro e assume una funzione pedagogica e storica insieme. La tematica omosessuale trova una competente organizzazione sintetica (e anche una lettura storica) e la completa normalizzazione, grazie alle parole, a volte immediate e ricche di vocaboli risonanti e intrisi di terminologie sessuali, dello stesso Ginsberg. Per il resto, aiutano molto le didascalie conclusive, in cui si menziona il rapporto lunghissimo che intercorse tra il poeta e Peter Orlovsky. Il cast è stato scelto con cura maniacale, e se James Franco si dimostra adattissimo per piccoli cult del genere, e altri grandi attori come Marie Louise Parker, Jeff Daniels e Alessandro Nivola sono semplici personaggi secondari, più brillante è il processo con due cavalli di razza a darsi battaglia. In questo frangente, la sceneggiatura vacilla ma la tengono in piedi Jon Hamm e David  Strathairn, con il primo che batte il secondo di misura. Un film da gustare, con l'ottica di assaporare l'esigenza artistica, piuttosto che con l'ottica di godere di un intrattenimento veloce. Produce Gus Vas Sant.

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